S. GIUSTINO

E’ il primo autore di spessore letterario della antichità cristiana. Nasce in Palestina, nella colonia greca di Flavia Neapolis, nel II secolo d.C. Date le sue origini, ha probabilmente occasione di conoscere la tradizione giudeo-cristiana, sebbene questa chiesa ormai abbia notevolmente perso la sua influenza, venendo la maggior parte dei cristiani dal paganesimo.

Il suo contesto culturale è quello tipicamente greco-romano: un mondo cioè da una parte fiero del proprio successo politico (la pax romana) e dall’altro orgoglioso del proprio patrimonio culturale (filosofico, artistico, religioso, ecc).

Egli stesso si forma frequentando le suole filosofiche platoniche e stoiche. E’ però venendo a conoscenza della fede cristiana che trova la risposta definitiva alla sua ricerca interiore. Abbraccia il cristianesimo, facendosi battezzare. Ormai cristiano, a Roma, apre una scuola filosofica aperta, ove a essere insegnata è però la fede cristiana. Questo gli attira l’inimicizia di non pochi personaggi illustri, tra cui un certo filosofo Crescente, che giocherà un ruolo di primo piano nella sua successiva accusa e condanna a morte.

Compone anche degli scritti:

  1. una prima Apologia, redatta nel 153, in cui Giustino afferma come non possa essere ammissibile, nel contesto del diritto romano, condannare delle persone solo perché cristiane, se queste non commettono alcun reato contro la “res publica”. Oltretutto i cristiani si distinguono tra gli altri per l’elevato livello morate ed etico, fatto che rende ancora più ingiustificata l’accusa contro di essi.
  2. Una seconda Apologia, da alcuni critici ritenuto più una appendice della prima che un’opera autonoma, in cui si narra la condanna di tra cristiano da parte del prefetto Urbico. Con questo scritto si attira ulteriormente le inimicizie di Crescenzo.
  3. Il Dialogo con Trifone, personaggio fittizio, ma che rispecchia certamente delle discussioni realmente avvenute con dei giudei. Cuore dell’opera è l’Antico Testamento, del quale Giustino analizza i principali passi contenenti riferimenti al Messia e che dimostra essersi compiuto in Gesù. La dottrina crisiologica di Giustino è tutta incentrata sulla persona del Figlio, Logos di Dio e Suo rivelatore al mondo. La lettura dei passi veterotestamentari è in chiave allegoria e tipologica: i “typoi” infatti dicono di fatti storici realmente accaduti, ma è necessario anche un secondo livello interpretativo, ove i “logoi” dicono come proprio quei fatti hanno trovato compimento in Cristo

Caratteristica di Giustino è che il fatto di aver abbracciato la fede cristiana non lo porta a rinnegare la sua formazione filosofica precedente; al contrario, egli ritiene che, soprattutto nel platonismo, sono presenti dei punti fondamentali dello stesso messaggio cristiano. In modo particolare il Logos coinciderebbe, per Giustino, con quello che il platonismo indica col termine di “spermata”, cioè quei semi presenti nell’universo che permettono all’uomo di conoscere Dio come creatore, ordinatore e reggitore del mondo. Il Logos dunque svolge una azione pedagogica di mediatore tra Dio e il mondo, azione pedagogica che raggiunge il suo culmine nell’incarnazione e che prosegue nella azione missionaria della Chiesa.

Giustino, laico, filosofo cristiano, dà inizio a una nuova modalità di porsi del cristiano all’interno della società e della cultura. In un contesto che riteneva la religione come una negazione della ragione, egli inizia a dimostrare come la fede Cristiana è invece tutt’alto che irragionevole. Certamente, per superare l’ignoranza e il pregiudizio del mondo pagano, occorre presentarla in modo comprensibile, facendo uso delle categorie mentali del tempo. Del resto fede e ragione non possono contraddirsi, perché, come afferma Giustino, una è la verità e una è la sua fonte, Dio. Il Logos, Verbo di Dio, comunica fin dalle origini la verità agli uomini, quindi se ci incappa nella contraddizione significava che si è perso il sentiero della verità. Questo è molto importante, perché se da un lato è vero che da sempre il Logos dona i semi della verità, dall’altro lato è pur vero che essi si impastano con pensieri umani distorti. Giustino per primo e dietro a lui tutti i Padri della Chiesa dimostrano di saper prendere le distanze da quegli aspetti del pensiero ellenistico che sono in contrasto con la Scrittura e la Rivelazione; d’altro canto quest’ultima è trascendente, per cui è inevitabile che la sapienza umana, per quanto raffinata possa essere, sia comunque limitata e soggetta a errore.

Questo non toglie però che sia assai importante, anche per la fede cristiana stessa, incamminarsi sul sentiero della riflessione razionale: questo sia per meglio comprendere se stessa (i cristiani sono i primi a essere uomini del loro tempo!), sia per poter annunciare la novità del Vangelo con un linguaggio comprensibile e adeguato al contesto.