LETTERATURA MARTIROLOGICA

La letteratura cristiana del II secolo poggia su due fondamentali colonne:

  1. quella di tipo apologetico, in conseguenza del confronto con il contesto culturale del mondo greco-romano e giudaico; suo frutto è un primo approfondimento teologico-speculativo e una prima sistematizzazione dottrinale del credo cristiano.
  2. quella legata alle relazioni sui martiri, mirante a incitare i cristiani a essere fedeli fino alla morte a Gesù Cristo e al suo Vangelo.

Per quanti riguarda quest’ultimo tipo di letteratura, il materiale a noi pervenuto può essere classificato in tre categorie:

  1. gli ATTI, che sono, praticamente, i protocolli dei processi davanti al proconsole. Sono redatti dagli scribi del tribunale e poi completati e rielaborati da cristiani.
  2. le PASSIONES, cioè delle relazioni sugli ultimi giorni e sulla morte dei martiri, scritti da autori cristiani con chiaro intento teologico.
  3. le LEGENDAE, ove a un nucleo storico si aggiunge un contorno frutto di fantasia popolare. Sono la base della letteratura agiografica. Proliferano però a partire dal IV secolo.

Per quanto riguarda gli “Atti”, interessanti sono:

  1. ATTI DI GIUSTINO, resoconto di un autore ignoto del processo di Giustino e di altri cristiani (4,1-9) di fronte a Rustico (1,1), prefetto di Roma (dal 163 al 167). Bene emerge il profilo di Giustino, soprattutto in relazione alla sua ricerca della verità (2,3), alla pace trovata nella fede cristiana e alla sua disinteressata attività di maestro (3,3).

I martiri sono presentati qui come coloro che portano a compimento la loro testimonianza con la professione di fede in Gesù Salvatore (6).

  1. ATTI DEI MARTIRI DI SCILI, il più antico documento in lingua latina. Si ha la data esatta del martirio: 17 luglio 180. L’interrogatorio è a Cartagine e il relatore è ignoto. I martiri sono 12, 7 uomini e 5 donne. Il motivo della condanna è il rifiuto del giuramento sul genio dell’Imperatore. Tutti si presentano come persone rette e oneste dal punto di vista civile (non ladri, né omicidi, né fraudolenti: vedi par.6), onoranti Cesare per quel che riguarda Cesare (cioè i beni materiali), ma timorati di Dio solo (par.17).
  2. ATTI DI CIPRIANO, contenenti i due processi contro il Vescovo di Cartagine. Il primo è del 30 luglio 257, in cui Cipriano è condannato all’esilio nella Cirenaica, in conseguenza  del primo editto di Valeriano (257); il secondo è del 14 settembre 258 quando, a seguito del secondo editto di Valeriano (258), il Vescovo è richiamato in patria e condannato a morte.

Per quanto riguarda le “Passioni”, interessanti sono:

  1. MARTIRIO DI POLICARPO, Vescovo di Smirne (quello a cui Ignazio di Antiochia aveva inviato una Lettera), che muore all’età di 86 anni. La sua vicenda ricalca quella di Cristo: tradito da “gente di casa” (6,1), si consegna liberamente ai nemici (7); viene condotto allo stadio (8) e processato (9-11), condannato (12; vi è qui una polemica antigiudaica perché a gridare la condanna di Policarpo sono sia i gentili sia i giudei) e arso vivo (15).

Nel par. 14 sono riportate le ultime parole del Vescovo di Smirne: sono la sua preghiera rivolta al Padre, che benedice per averlo giudicato degno di essere annoverato nel numero dei martiri, divenendo pingue e gradito sacrificio nel calice di Cristo per la risurrezione alla vita eterna dell’anima e del corpo, nella incorruttibilità dello Spirito Santo.

…E le fiamme del rogo assumono forma di volta, e il corpo emana non odore di carne bruciata, ma aroma di incenso o altro prezioso profumo…(15,2).

  1. LETTERA DALLE CHIESE DI LIONE E VIENNA alle Chiese di Asia e Frigia. Contiene il resoconto della fase finale della persecuzione dei cristiani tra il 177 e il 178. Viene esposta la situazione dei cristiani in terra di Gallia, i divieti di riunione e i preludi della persecuzione (1,4-5); segue poi la presentazione del martirio come lotta dei soldati di Dio contro il demonio (1,6), l’accusa di ateismo e il rifiuto di venerare gli dei (1,7-10). Di fronte a tali pressioni alcuni cedono e abiurano la fede, mentre altri testimoniano il falso (1,11-15); c’è, però, anche chi si ravvede e si unisce alla schiera dei martiri (1,50). I martiri, invece (che tali però non vogliono essere chiamati: preferiscono definirsi “confessori”, perché unico martire è Cristo), si uniscono alla passione di Cristo e la loro morte è testimonianza di vittoria (1,16-63). Gli avvenimenti vengono letti alla luce della Parola di Dio (vedi Blandina che viene paragonata alla madre dei Maccabei: par. 1,55).
  2. PASSIONE DI PERPETUA E FELICITA, resoconto della prigionia, dell’interrogatorio e del martirio nell’arena di Cartagine il 7 marzo 203 di Perpetua, Felicita di alcuni catecumeni e del loro catechista, il sacerdote Saturo.

Cinque sono i passaggi:

  1. riflessione sul martirio
  2. presentazione dei martiri
  3. eventi esterni
  4. visioni di Perpetua in carcere e di Saturo
  5. martirio

Come nella “Lettera dalle Chiese di Lione e Vienna”, anche qui i martiri hanno piena coscienza che la loro è una lotta contro il demonio (10.4). Lo affrontano con coraggio, certi di ricevere in premio la vita eterna, il paradiso, straordinario Regno abitato da Dio, dagli angeli e dai fratelli nella fede, molti dei quali morti martiri (11-14). La forza per non cedere al dolore è la consapevolezza che, subendo il martirio per Cristo, sarà Lui a soffrire in loro (15,6).

Mi pare si possa, da quanto esposto, cogliere una profonda continuità con il primo secolo dell’era cristiana, con lo stile, i sentimenti e le motivazioni di personalità quali Ignazio di Antiochia, che vedono nel martirio null’altro che il pieno compimento del loro essere cristiano, in una testimonianza di fedeltà a Gesù riconosciuto come unico vero Dio e Signore.