Al centro del disegno vi è l’ardente cuore di Gesù, sempre raffigurato nel medesimo modo. Circondato da fiamme vive, a dire che è tutto e solo amore, che altro non fa che amare. Al di sotto di esso è rappresentato il cuore della Serafina, che ha questa volta una forma di ancora, molto simile però anche a una lampada. Madre Serafina spiega entrambi questi simboli. Innanzitutto la lampada: essa è tale e svolge la sua funzione solo se arde. Tale il cuore della Serafina che ha scelto di unirsi a Gesù con una promessa di unione, cioè con lo stare unita a Lui 24 ore su 24, indipendentemente dalle mansioni che poi concretamente deve svolgere nella vita quotidiana. Il frutto di questa unione è la partecipazione all’amore continuo del Cuore di Gesù, che altro non fa che sempre amare. Dunque anche per la Serafina non c’è altra attività che amare continuamente. Nella via spirituale non c’è possibilità di sosta: fermarsi equivale a retrocedere. O si ama, o non si ama. Se si ama, si progredisce nella conoscenza di Dio e nella intimità con Lui. Se non si ama, di necessità ci si allontana dalla Trinità. Non esiste spazio neutro o tempo sospeso. Per questo la Madre invita a legarsi a Gesù con una promessa di unione, perché in questo modo il legame più “formale” con Gesù supporta nel cammino perseverante e continuo.
Il cuore della Serafina ha sì la forma di una lampada, ma anche di un’ancora. E’ il simbolo della fortezza. La via dell’amore
non è né semplice, né senza ostacoli. Al contrario, la scelta di amare sempre richiede costanza, capacità di sopportare contraddizioni, perseveranza per superare gli ostacoli, e molte altre virtù.
Per questo è necessario ancorarsi in maniera salda alla pietra d’angolo, che è Gesù. L’ancora è legata con catene alla ferita del cuore di Gesù: è la rappresentazione grafica di quel passo di S.
Paolo ai Romani, al capitolo 8: “Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come
sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né
vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”. (vv.
35-39).
Le colombe disegnate all’interno della lampada sono – già lo sappiamo – le Serafine. Hanno nel becco un cuore: è il loro cuore, che desiderano ad ogni ostante consegnare a Gesù, perché sia all’unisono d’amore con il Suo. Molte sono le fiammelle: quelle che salgono sono gli atti d’amore della Serafna, quelle che scendono sono l’amore che Gesù dona quando la lampada della Serafina si fa fioca, per stanchezza e umana fragilità. Come ben insegna S. Teresa, maestra spirituale di Madre Serafina, anche quando si è progrediti nel cammino spirituale si può peccare: questo è proprio perché si è umani; ma il peccato puntuale non fa venir meno la scelta di appartenere sempre e comunque a Gesù. E’ per questo che la misericordia di Dio supplisce e rialza chi cade. Ben diverso invece è quando la persona liberamente sceglie di non amare e di compiere il male: non è Dio che non supplisce con la Sua misericordia, ma è la persona che chiude il cuore e impedisce a Dio Amore di entrare, perdonare, medicare, guarire.
Sotto all’ancora sono rappresentate quattro bandieruole con scritto: Gesù, Amore, Diletto e Sposo. Sono i titoli con cui la Serafina è invitata a rivolgersi a Gesù e a custodire la Sua presenza. Nulla di sdolcinato o di svenevole. Al contrario, Madre Serafina è radicata e radica le sua figlie nelle solide virtù. Siccome la via dell’amore è in salita, fare continua memoria di questi titoli aiuta a trasformare ogni negativo che si incontra in un positivo d’amore. Quando i beni terreni seducono, Gesù Sposo ricorda che solo a Lui appartiene il nostro cuore, perché è Lui l’unico nostro bene. Quando La nostra volontà fatica restare in sintonia con il Vangelo e le sue esigenze, Gesù Diletto ricorda che non vi è gioia più grande che restare nella Volontà di Dio. Quando vorremmo consolazioni umane, Gesù Amore ricorda che non c’è amore più grande che dare la vita per i fratelli. Dunque la continua ripetizione del nome di Gesù è ciò che aiuta a tenersi continuamente orientati a Lui, inabitati da Lui.
Da ultimo, sopra le fiamme del cuore di Gesù la croce e sopra la corona. Gesù è Re, come già scrisse Pilato: Gesù Nazareno Re dei Giudei. In realtà non solo dei Giudei, ma dell’intera umanità. La regalità di Gesù è universale, ma il suo trono è la croce, perché il suo è un regno d’amore, quell’amore che riempie di sé ogni dolore e ogni morte, che per questo diventa risurrezione, vita eterna. Appartenere a Gesù, cuore per cuore, significa partecipare di questa regalità. Il che significa permettere a Gesù di trasformare ogni nostra morte in vita e, con Lui e in Lui, servire la morte del cuore dei fratelli e delle sorelle, perché possano essere riportati in vita da Cristo Re.