Ancora una volta al centro del disegno c’è il Cuore di Gesù. Questo ci dà occasione per ribadire che, se è vero che a compiere il cammino spirituale è la persona, tale cammino è sempre di risposta alla chiamata di Dio. Egli chiama sempre e ciascuno. Di sua iniziativa Egli crea ogni essere vivente. Di sua iniziativa scende a passeggiare con l’uomo nell’Eden, come racconta il Libro della Genesi (cap. 2-3); per primo va a cercare Adamo, che si era nascosto, dopo il peccato. Adamo è il prototipo di ogni essere umano, ciascuno di noi è Adamo. Alla iniziativa di Dio però corrisponde la libera risposta dell’uomo. Tale libertà è assoluta: ciascuno sceglie se e in che misura rispondere a Dio che lo cerca e lo chiama. Restando agganciati al racconto di Gen 3, al versetto 9 si legge che Dio, in cerca dell’uomo, gli chiede: “Dove sei?”. Questa domanda è di fondamentale importanza non per Dio – che, essendo onnisciente, ben sapeva dove fosse Adamo – ma per l’uomo. Serve infatti a fermare Adamo e farlo riflettere sulla sua condizione e sul motivo della sua condizione. Il cammino spirituale cioè parte sempre dalla conoscenza di sé e dalla consapevolezza della propria condizione. Non importa dove si è e come si è; essenziale è averne la consapevolezza. Soltanto così infatti il cammino spirituale è reale, perché concreto, incarnato. I pii desideri, i sospiri, gli angelismi sono ciò che più lontano c’è dalla autentica spiritualità. Questo il senso della risposta di Adamo a Dio: “sono nudo” (v.10). Adamo si nasconde a motivo della sua condizione: sa infatti che essa è il frutto dell’essersi giocato male la sua libertà. Seguono una emozione negativa (“ho avuto paura”) e una ripetuta difesa tipicamente narcisista, che impedisce la crescita umana e spirituale: la proiezione: “La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato…” (v.12). Adamo accusa Eva perché le ha dato il frutto e accusa Dio perché e lui che gli ha posto accanto Eva. Non si assume alcuna responsabilità per la sua azione, che invece ha compiuto perché così ha scelto. Poteva dire no, invece ha scelto di acconsentire!

La paura non è generata in prima battuta dall’aver disobbedito a Dio, bensì dalla legge naturale scritta nel cuore di ogni uomo, cioè dalla capacità che ciascuno ha di discernere tra ciò che è bene e ciò che è male. Adamo sa di aver scelto consapevolmente il male. Adamo ha paura di se stesso, ma di nuovo proietta su Dio, ha paura della voce di Dio, come se Dio fosse l’accusatore. Dio è invece colui che fornirà ad Adamo abiti per coprire la sua nudità. 

 

Il cuore di Gesù, che è al centro, è come sempre sormontato dalla fiamma. E’ la fiamma dell’amore, per dire ancora una volta che Dio è amore, tutto ciò che fa è per amore. L’amore è personale: Dio ha il nome di Gesù e la persona ha il generico nome di “serafina” (S) perché il coro dei serafini è quello degli angeli infiammati d’amore. Non è annullata l’identità della persona, si sottolinea semplicemente che è ardente di amore.

Vi è sulla sinistra una freccia infiammata, che dunque produce luce. E’ la fiamma della fede. Ogni cammino spirituale infatti necessita della fede come suo fondamento; è poi alla luce di essa che vengono letti gli eventi del vivere quotidiano che, da banali accadimenti, divengono luoghi di esperienza dell’amore di Dio e della crescita verso di Lui. I fatti semplicemente accadono; importante è la lettura che la persona fa di essi e che li rende significativi. Non sono necessariamente grandi eventi, perché è piuttosto il vivere quotidiano il luogo dell’incontro tra la persona e Dio. Questo il senso delle piccole molteplici frecce tutte dirette verso il cerchio dorato, che è l’anima della persona assetata di Dio, che Lo cerca in ogni istante del suo vivere, nella gioia ma anche nel dolore, come testimonia la croce. Croce che è la purificazione -attiva e passiva – dell’anima, perché tutto sia trasformato in puro amore. Come soleva dire Madre Serafina: “Senza amare non posso stare; o Gesù, ho sete del tuo amore e della tua volontà”.

 

 

Dal cuore di Gesù parte una catena dorata, che già conosciamo. E’ la catena d’amore che lega Gesù alla “serafina”. La persona è rappresentata, come sempre, nella forma della colomba. Questa volta però essa non è dentro il cuore di Gesù, oppure appena fuori. E’ sulla sinistra, come dentro a una porta. Tale porta, dice Madre Serafina, è l’orazione. Non si può non pensare al “Castello interiore” di S. Teresa d’Avila, che di Madre Serafina era maestra spirituale. Teresa, nella sua opera, scrive che la porta d’ingresso del castello interiore – immagine che usa per descrivere l’itinerario spirituale – è l’orazione. Per la mistica spagnola non vi è altro ingresso. Narra poi di sette stanze, che sono il progredire del cammino, ciò che l’anima fa, ciò che Dio fa, i vari tipi di preghiera che caratterizzano le varie stanze, come muta la relazione dell’anima con se stessa, ma anche con Dio, fino a giungere, nella settima stanza, al matrimonio mistico e all’invio in missione, che non è quella che la persona sceglie, ma quella che Dio le affida. Madre Serafina era analfabeta. Gesù le ha donato Teresa come sua principale maestra di spirito. Teresa le ha trasmesso per via mistica la sua dottrina spirituale, che a sua volta Madre Serafina ha rielaborato e riproposto con disegni, che sono appunto il “Cammino dei Cuori”. Nella scelta del simbolo del cuore c’è non solo la sensibilità tipica dell’Ottocento, ma anche l’influenza della sua seconda maestra spirituale, S. Geltrude. 

Tornando alla colomba, essa è entrata nella via spirituale attraverso la porta dell’orazione, che sempre è chiamata a custodire: l’orazione interiore, prima di tutto, quella incessante, 24 ore su 24, poi la preghiera vocale, che si nutre della preghiera ufficiale della Chiesa, la Liturgia delle Ore, e infine l’adorazione eucaristica. Dio raggiunge la persona elargendole le sue grazie sempre e ovunque, come testimoniano le molte fiammelle che circondano la colomba; la preghiera è per la persona che, grazie all’orazione, custodisce il raccoglimento interiore e affina la capacità di percepire la presenza di Dio in sé, il Suo operare, e dunque la possibilità di rispondere con partecipazione attiva, consapevole e responsabile. In altre parole, di diventare adulta anche nel cammino spirituale e nella relazione con Dio.