In questo disegno ritroviamo i cuori che ormai abbiamo imparato a conoscere. Aulla sinistra quello di Gesù, ardente di amore come indicano le fiamme che lo sovrastano. E’ un amore che ha la misura della passione, come ben indicano la croce, la corona di spine e la ferita da cui sgorga sangue vivo. E’ amore ardente per ogni uomo, che vuole raggiungere e legare a sé con le libere catene dell’amore. Sulla sinistra c’è il cuore dell’anima che ha liberamente accolto l’amore di Dio, anch’essa infiammata d’amore, che ha ormai orientato la sua vita in maniera totale a Gesù, il cui nome è impresso con caratteri di fuoco dentro di sé. La sua vita è costellata di virtù, come indica l’anello dorato e le molteplici piccole frecce.
Tutto questo però non è sufficiente. Nel cammino spirituale si arriva a un punto in cui Gesù propone alla persona una vita di continua unione con Lui. Dapprima questo accade nella preghiera, quando tutti i desideri, i bisogni e le occupazioni sembrano sparire. In realtà non è che tutto svanisce, ma si è così assorti in Dio che non si vede altro che Lui e tutto ciò che alberga nella mente e nel cuore perde di urgenza e di insistenza. Nel descrivere questo stato di unione Madre Serafina porta l’esempio dei professionisti delle varie attività lavorative. Con molta semplicità dice: “Uno si dedica al commercio, e le sue considerazioni, i suoi calcoli, i suoi pensieri e desideri son sempre in moto pel guadagno; il magistrato, il legislatore tien fitta la mente nelle leggi, nei diritti ecc.; il mondano pone il suo studio nelle vanità ; l’avaro tien l’occhio ed il cuore nel suo tesoro: la maggior parte degli uomini, si fanno schiavi degli onori, dei piaceri, della roba, come fossero a quelli legati con ferree Catene: insomma: ognuno volge i pensieri là dove i suoi desideri lo spingono, e non trova posa finché non abbia raggiunto il suo intento”. E’ necessità della mente e del cuore adulti dedicarsi con totalità a qualcuno o a qualcosa; tale bisogno è nell’ambito degli affetti, delle competenze lavorative, ma pure nella vita spirituale: si giunge a un punto in cui Gesù chiede la misura della totalità.
L’unione con Gesù, come tutto il cammino di preghiera, abbiamo già avuto modo di dirlo, non è fatto di pii desideri, sospiri, fantasie. Al contrario ha il carattere della concretezza. La preghiera è tale se ha la forza di far mutare la vita. Questo lo abbiamo visto già quando abbiamo considerato l’anello dorato presente nel cuore della serafina, che rappresentava le virtù. Tali virtù sono sia attive sia passive: sono cioè quelle scelte che per prima la persona compie per vivere il vangelo di Gesù, ma sono anche quelle risposte che la persona dà alle proposte di Gesù, alcune dirette, altre mediate dai fatti o dagli altri.
Qui Madre Serafina fa un esempio molto interessante, di chiaro sapore evangelico. Dice che di necessità la vita è feconda, ma se la persona agisce da sola produce frutti selvatici, mentre se sceglie di accogliere la proposta di restare unita a Dio allora è come ramo innestato e i frutti che produce sono quelli della pianta in cui è stato inserito.
La questione che si pone dunque è quale fecondità si vuole avere nella propria vita. Sempre ovviamente nell’ambito del bene, si possono portare frutti naturali o frutti soprannaturali.
Nel descrivere lo stato di unione, Madre Serafina entra nel dettaglio e richiama l’attenzione su un importante aspetto che è quello della unione di volontà. Dio vuole unirsi alla serafina; se anche la serafina desidera unirsi totalmente con Gesù, allora il suo cuore si unisce a quello di Gesù in uno scambio e in una consegna reciproci. E’ in questo modo che vengono tagliati alla radice gli attaccamenti e i pensieri disordinati. Si sceglie di consegnare tutto a Dio e di non occuparsene più, perché in cambio ci si occupa dei pensieri e degli affetti di Dio. Ciò che sta a cuore a Dio lo sta anche alla serafina, che dunque nel concreto della vita di occupa degli affari di Dio anziché dei propri. Cammina per la via dell’amore oblativo, nella consapevolezza che costa dolore e sacrificio, esattamente come lo fu e continuamente lo è per Gesù. Appoggiata al bastone della Croce, ama i fratelli e le sorelle, anche se questo le causa spine dolenti. Partecipa della stessa missione d’amore di Gesù, trova la sua gioia non nel patire per Gesù, ma nel patire con Gesù per il bene dei fratelli e delle sorelle. Gioisce con Gesù se può collaborare con Lui a che la pecora smarrita ritrovi la strada dell’amore (Lc 15,5-6). Piange con Gesù su Gerusalemme perché non riconosce il giorno in cui è stata visitata (Lc 19,41-44). Ha compassione di chi soffre per la perdita di persone amate, come la vedova di Nain (Lc 7,13-15) o le sorelle di Lazzaro (Gv 11,33ss). E, insieme con Gesù, opera, fa tutto ciò che è possibile per essere canale vuoto in cui può passare limpida l’acqua della salvezza divina. Questo il significato di quei flutti di acqua viva che sovrastano i due cuori: nell’unione, vi è una sola sorgente di acqua benefica per i fratelli, che possono godere dell’amore che irraggia dai cuori e che nel disegno è rappresentato dai fasci luminosi gialli e arancioni.