Sulla sinistra è raffigurato il Cuore di Gesù nella modalità che abbiamo imparato a conoscere: un cuore vivo, ardente di amore (come indicano le fiamme), un cuore che porta i segni della Passione (la Croce, la corona di spine, la ferita.
Sulla destra è disegnato un cuore per certi aspetti molto simile: è il cuore di chi che ha iniziato a intraprendere il cammino spirituale.
Innanzitutto esso è ora collocato alla stessa altezza: la relazione con Gesù infatti solleva la creatura. Pur restando sempre tale, vive si instaura tra i due un rapporto di Amante e di amato, come ben descritto nel testo biblico del Cantico dei Cantici. E’ un puro dono di Dio, che è Amore, e che altro non fa che amare ciascuna singola sua creatura col desiderio di stringerla a sé e di stabilire con lei un patto nuziale. Questo il senso dell’anello d’oro che unisce i due cuori. In realtà non è solo il Cantico a cantare l’amore tra Dio Amante e l’amata; anche i profeti abbondano di immagini nuziali, dove la sposa è la singola persona, come pure l’intero Israele. L’alleanza eterna tra Dio e il suo popolo è infatti una alleanza d’amore sponsale. La misura dell’amore di Dio è il “senza misura”: basti pensare alle cure di Dio per la sua vigna, come scrive il profeta Isaia, o la seduzione-il tradimento-il perdono narrato dal profeta Osea.
All’inizio del cammino Madre Serafina aveva proposto il “patto di unione” con Gesù, la tensione a vivere con la mente e il cuore costantemente rivolti a Lui; ebbene, con chi si vive in comunione 24 ore al giorno, ogni giorno, se non con chi si ama e da cui si è amati?
Ebbene, l’anello nuziale è il frutto di questa unione quotidiana, un anello che ratifica la reciproca scelta tra l’Amante e l’amata.
Anche in questo disegno torna il simbolo della catena che lega fortemente il cuore di Gesù e l’amata.
C’è una grossa catena esterna: è la protezione con cui Dio circonda ciascuno di noi. Gli abbiamo messo l’intera vita tra le mani: una delle conseguenze è che ciò che ci accade è certamente per il nostro autentico bene. I doni, le grazie, ma anche ciò che ai nostri occhi può sembrare negativo o doloroso. Questo ci sprona a verificare le nostre reazioni agli accadimenti: lo sguardo sempre positivo non nasce da una ingenua superficialità, o da uno sciocco spiritualismo. Al contrario, esso si radica nella fede, che ha scavato in noi radici profonde, per questo salde. E’ la fede che ci dona la certezza che ogni istante racchiude il dono di Dio per noi, perché arriviamo a vivere una unione d’amore sempre più totalizzante con Lui.
Questo accade nella macro-storia, così come nella micro-storia: la catena circonda l’intero cuore dell’amata, ma c’è pure una catena che lega direttamente Gesù e una colomba. L’amore di Dio infatti non è mai “generico”, è sempre puntuale: come dice il Vangelo, persino i nostri capelli sono contati! Se Dio nutre degli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, così ha cura di ciascuno di noi.
Questo amore di Gesù non è sempre consolazione: il cammino spirituale, essendo un cammino di crescita, prevede anche tempi di desolazione, notti dei sensi e notti dello spirito, come ben ci insegnano i grandi maestri quali Ignazio di Loyola e Giovanni della Croce.
Questo il senso della croce all’interno del cuore dell’amata.
Oltre alla croce vi è la scritta del nome di Gesù, perché ormai è ben chiaro dove gli occhi della persona sono puntati, chi è l’unico punto di riferimento, il senso e il motivo del vivere: Gesù, nessun altro e null’altro che Lui.
Dalle fiamme del cuore di Gesù escono poi dei fiumi di acqua viva che raggiungono il cuore dell’amata. Sono le infinite grazie che Gesù dona a coloro che fanno di Lui il centro del loro essere e del loro vivere: grazie spirituali certamente, ma anche grazie materiali, perché Gesù si prende cura della persona tutta intera, certamente in conformità con il suo maggior bene.
Anche dal cuore dell’amata ora escono fiamme: il vivere in comunione profonda con Gesù permette di partecipare al suo Essere, che è amore. Dunque non si può che essere trasformati in amore, non si può che ardere d’amore, per Lui e per i fratelli.
Il cammino spirituale prevede certamente dei momenti di solitudine con Dio, ma non è mai un percorso solitario. Sempre siamo circondati da fratelli che ci hanno preceduto, o che ci accompagnano, o che ci seguono.
Questo è il senso delle lettere poste sotto il cuore dell’amata.
Sono i maestri spirituali che Gesù ha donato a Madre Serafina e, in lei, a tutti coloro che di Madre Serafina sono figli e figlie.
G: Giovanni evangelista
T: Teresa d’Avila
M: Maddalena de’ Pazzi
G: Gertrude la Grande
Colei che maggiormente ha educato spiritualmente Madre Serafina è certamente Teresa d’Avila.
PS: è il padre spirituale
Poche e semplici lettere per esprimere una realtà di fondamentale importanza: siamo Chiesa! Gerusalemme celeste e Gerusalemme terrestre, un’unica Chiesa. Non esiste cammino spirituale cristiano solipsistico: sempre si è Chiesa, perché da subito Dio si è rivelato a un popolo, eleggendolo, facendolo Suo popolo e camminando in mezzo a esso. La relazione con Dio è sempre unica e personale, ma è anche sempre dentro la Chiesa, sempre con i fratelli. Questo domanda maturità umana e spirituale: la Chiesa infatti è santa nella misura in cui ogni suo membro si lascia santificare da Dio e, in virtù di tale santità, mostra a tutti gli uomini il volto amoroso di Dio, essendo di Lui trasparenza e riflesso.
colomba. L’amore di Dio infatti non è mai “generico”, è sempre puntuale: come dice il Vangelo, persino i nostri capelli sono contati! Se Dio nutre degli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, così ha cura di ciascuno di noi.
Questo amore di Gesù non è sempre consolazione: il cammino spirituale, essendo un cammino di crescita, prevede anche tempi di desolazione, notti dei sensi e notti dello spirito, come ben ci insegnano i grandi maestri quali Ignazio di Loyola e Giovanni della Croce.
Questo il senso della croce all’interno del cuore dell’amata.
Oltre alla croce vi è la scritta del nome di Gesù, perché ormai è ben chiaro dove gli occhi della persona sono puntati, chi è l’unico punto di riferimento, il senso e il motivo del vivere: Gesù, nessun altro e null’altro che Lui.