Se all’inizio del cammino venivano rappresentati due cuori – quello di Gesù e quello della persona, negli ultimi due scorsi incontri il cuore raffigurato è uno solo, quello di Gesù. Così è anche questa volta. E’ il frutto della scelta fatta dalla serafina di vivere una unione totalizzante con Gesù, che ha per immediata conseguenza di “non essere” perché vi sia solo Gesù. Ormai è chiaro per esperienza diretta che Gesù è tutto e solo amore, che altro non fa che amare. Questo il significato delle fiamme poste tutte attorno al cuore di Gesù. A questo punto del cammino infatti la persona ha compreso che tutto ciò che Dio fa è amore e opera per amore. Non importa cosa accade nel vivere quotidiano: per chi ha messo la propria vita nelle mani di Gesù, la chiave di lettura di ogni avvenimento è sempre l’amore personale di Gesù. Ogni avvenimento è una manifestazione di amore, niente resta fuori da questa prospettiva. Un amore non generico, ma personale, perché Gesù si prende cura di ciascun essere creato. Come abbiamo già ascoltato dalla bocca di Madre Serafina: “Caro se tu mi affliggi, caro se tu mi consoli”. Perché questo? Perché tutto è occasione propizia che Gesù vuole – o che Gesù permette – per crescere nell’amore e nell’unione con Lui. Dietro ogni cosa c’è Gesù, a patto naturalmente di aver posto la vita nelle sue mani. A questo punto del cammino non c’è più da cercare un senso arcano al vivere, ma semplicemente continuamente applicare al quotidiano la chiave interpretativa dell’amore di Gesù che fa crescere la serafina nell’amore. 

 

Dentro il cuore di Gesù sono rappresentate tre rose: come già per il decimo Cuore, anche qui esse simboleggiano la Santissima Trinità. L’esperienza spirituale è autenticamente cristiana quando è trinitaria: si va al Padre, per il Figlio, nello Spirito. Ancora sono rappresentate molteplici fonti d’acqua: sono le risposte di Dio alla nostra sete. La Sacra Scrittura è intrisa di rimandi al desiderio di Dio: come la cerva che anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio”, si canta nel salmo 42,2. Ma anche la donna samaritana al pozzo di Sicar, o Gesù che invita chi ha sete ad andare a Lui e a bere (Gv 4,10), fino all’Apocalisse in cui Colui che è seduto sul trono dice che a chi ha sete darà da bere gratuitamente alla fonte dell’acqua della vita (Ap 21,6). Il nostro cuore è arso dalla sete: sete di senso, sete di amore. E’ solo nella relazione con Gesù che tale sete viene placata; più cresce l’intimità con Gesù, più la sete si placa, fino all’estinzione di essa non sulla terra, ma nella visione svelata del Paradiso. 

Anche se si è ormai entrati nel cuore di Gesù, il cammino prosegue. Esiste certamente un salto di qualità con la scelta di unione, si passa dal fuori al dentro, ma il cammino prosegue. Questo indicano le varie colombe raffigurate. Dalle tre rose escono tre frecce che raggiungono tre colombe: sono quelle che hanno pronunciato un sì completo all’unione con Gesù, che non hanno più volontà propria, che hanno lasciato a Gesù totale carta bianca sulla loro esistenza. Sono quelle la cui vita è sempre e solo sì a ciò che Gesù, attimo dopo attimo, prepara loro: non si preoccupano più di alcuna altra cosa, semplicemente si occupano di ciò che Gesù affida loro. Sono solo tre queste serafine. Le altre sette sono in cammino.

 

Al centro del Cuore è rappresentato un cerchio giallo, luminoso. Madre Serafina lo ha chiamato “il Sole di Giustizia”. Dietro questa dizione ci sta tutto l’insegnamento di Gesù e l’insegnamento della Chiesa. Detto in altre parole, ci sta l’intero Vangelo e la Tradizione, cioè la modalità con cui la Chiesa ha compreso, nel tempo, l’evento Gesù di Nazareth, la sua incarnazione e soprattutto il suo mistero pasquale. Questo cerchio è anch’esso circondato da fiamme, come il cuore. Sono da interpretarsi nel medesimo modo, cioè amore. Il che significa che la chiave per comprendere Gesù, il suo mistero e la dottrina della Chiesa è l’amore; d’altra parte, anche che il cammino spirituale che Gesù – e dunque la Chiesa – propone è l’amore. Detto in altri termini, si cammina al ritmo della carità