Il respiro, strumento di conoscenza del nostro Leib

Quello che ci accingiamo a intraprendere è un cammino di conoscenza del “Leib”, cioè del vissuto psicologico della corporeità (il riferimento antropologico è sempre quello indicatoci da Edith Stein: Körper-Leib, Seele, Geist).

La tecnica che intendiamo utilizzare è quella del respiro: porremo cioè l’attenzione da un lato al nostro atto respiratorio e dall’altro lato, di volta in volta, focalizzeremo una specifica parte del nostro corpo. L’obiettivo è quello di far interfacciare queste due realtà, per giungere a una maggiore conoscenza dei nostri vissuti psico-corporei e a una sempre più libera gestione della nostra corporeità.

Gli incontri saranno così strutturati:

  1. presentazione della zona corporea sulla quale viene focalizzata l’attenzione
  2. esercizio di respirazione (15 minuti)
  3. rielaborazione psicodinamica dell’esercizio effettuato (15 minuti)
  4. momento di condivisione (libera) e/o di chiarificazione

L’invito è naturalmente poi quello di ripetere l’esercizio di respirazione durante il mese, in modo tale da prendere familiarità con il metodo e, soprattutto, di compiere effettivamente il cammino cheFor this reason it is  questi incontri suggeriscono.

 

In questo nostro primo incontro focalizzeremo l’attenzione sul nostro respiro spontaneo, ascolteremo il respiro del nostro corpo.

Respirare è condizione essenziale per l’esistenza, lo sappiamo bene: al momento della nascita è proprio il respiro il primo atto che decide della nostra vita o meno…ed è l’ultimo gesto che ci accompagna nel varcare la soglia della morte.

E’ un atto sempre indispensabile, non legato alla nostra volontà, ma al contempo sul quale ciascuno di noi può parzialmente intervenire volontariamente. E’ controllato dal sistema nervoso, sia simpatico sia parasimpatico. La sua funzione è sostanzialmente quella di garantire lo scambio di ossigeno e anidride carbonica a livello cellulare, attraverso la mediazione dell’apparato circolatorio sanguigno. Per questo motivo è indissolubilmente legato all’attività fisica della persona. 

Contemporaneamente sappiamo bene, per esperienza personale, come il respiro è fortemente legato anche al nostro vissuto psicologico, in modo particolare al mondo delle emozioni. E’ esattamente su questo in particolare che noi andiamo a lavorare.

Due sono i tipi di respirazione che sempre noi mettiamo in atto contemporaneamente:

  1. la respirazione toracica, nella quale a riempirsi di aria è soprattutto la parte alta del polmone. E’ una respirazione sopra-diaframmatica, particolarmente veloce e dunque idonea quando è richiesto un surplus di ossigeno per i tessuti (ad esempio dopo uno sforzo fisico quale una corsa). Quando c’è una sovreccitazione emozionale, il respiro si fa più breve, gli atti respiratori sono più frequenti e, in situazioni di discontrollo, si può giungere alla iperventilazione: in queste circostanze è coinvolta proprio la respirazione toracica. Un abituale utilizzo eccessivo di questa modalità respiratoria può portare a stati di ansia.
  2. La respirazione addominale, nella quale a riempirsi di aria è soprattutto la parte media e la base del polmone. È una respirazione sotto-diaframmatica, molto più lenta. L'utilizzo di essa porta a una diminuzione degli atti respiratori per minuto. Aiuta a entrare in uno stato meditativo caratterizzato dalla calma interiore e da una più serena gestione dei vissuti emozionali.

Per conoscere concretamente queste due modalità respiratorie, poniamo una mano sul cuore e una sulla pancia e... respiriamo! Il sollevamento toracico o addominale ci fa percepire come di fatto usiamo entrambe le modalità respiratorie contemporaneamente; con un esercizio di tipo volontario possiamo però imparare ad amplificare la respirazione addominale, soprattutto quando vogliamo rilassarci o entrare in uno stato di meditazione.

 

In questo primo incontro familiarizziamo con il respiro in quanto tale.

Poniamo la nostra attenzione innanzitutto sulla postura.

Ci sediamo. 

  1. nella posizione del loto o del mezzo loto, direttamente a terra, o su un tappetino, o facendo uso di uno zafu (con o senza zabuton, a piacere). Se non ci è possibile, utilizziamo pure una sedia.

 

  1. La schiena deve essere ben diritta. La muscolatura non deve essere però contratta. Inizialmente questa postura risulta leggermente faticosa, ma è di fondamentale importanza per il libero scorrere del respiro.
  2. Le mani possono essere appoggiate alle ginocchia con il palmo rivolto verso terra, oppure verso l'alto (se si vuole, si possono mettere a contatto i polpastrelli del pollice e dell’indice). Oppure si può porre le mani in grembo, la destra sotto la sinistra, unendo i polpastrelli dei due pollici.

Chiudiamo gli occhi.

Nei primi 5 minuti, semplicemente...respiriamo. Molti pensieri si presentano alla mente: non combattiamoli, non respingiamoli, non prestiamo a essi alcuna attenzione. Lasciamoli transitare senza trattenerli, lasciamoli evaporare... o scorrere via come l'acqua di un fiume...

Nei secondi 5 minuti, portiamo la nostra attenzione sul respiro, sull'atto della inspirazione e della espirazione. Restiamo concentrati su questi due movimenti, seguiamoli. Non forziamo la frequenza, semplicemente seguiamo l'atto respiratorio. Il corpo e' immobile, la mente non si intrattiene nel dialogo con pensieri e il respiro diventa sempre più lento e profondo.

Nei terzi cinque minuti, portiamo la nostra attenzione sulla colonna vertebrale. Continuando a respirare, immaginiamo l'aria che scorre all'interno di essa, dall'alto al basso, dal basso verso l’alto.

Riserviamo l'ultimo minuto a riprendere contatto con ciò che ci circonda e dunque ad aprire gli occhi.

Abbiamo ora altri 15 minuti ancora solo ed esclusivamente per noi: prendiamo un foglio e delle matite, o dei pennarelli, o una penna e scriviamo o disegniamo il nostro vissuto interiore.

Custodiamo questa espressione, meditandoci sopra nei prossimi giorni.

 

Come già detto all'inizio, è auspicabile che questo esercizio venga ripetuto durante il prossimo mese, in modo tale che divenga familiare e si possa giungere a una buona conoscenza del proprio atto respiratorio.

 
1° centro
le nostre radici
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2° centro
le nostre pulsioni vitali
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3° centro
la volontà
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4° centro
l'affettività
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5° centro
la comunicazione
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6° centro
le facoltà mentali
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7° centro
la relazione con Dio
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