Dopo aver parlato di valori, emozioni, bisogni, difese, ci resta da fare un brevissimo accenno ai conflitti che in ogni fase della nostra esistenza siamo chiamati ad affrontare. Se tutti siamo chiamati a passarci dentro, è vero che, come avremo modo di vedere meglio l’anno prossimo parlando degli stili di personalità, alcuni conflitti risultano essere più faticosi per alcuni, altri per altri.
Il riferimento è allo psicanalista tedesco (espatriato in USA nel 1933 a seguito del nazismo) Erik Erikson.
Egli accetta le nozioni fondamentali della teoria freudiana, cioè le strutture psicologiche del conscio e dell’inconscio, le pulsioni, gli stadi psicosessuali, il continuum tra normalità e anormalità, ecc. Allarga però la teoria freudiana sviluppando una serie di 8 stadi che si estendono lungo tutto l’arco della vita, aggiungendo allo sviluppo psicosessuale una necessaria dimensione psicosociale, secondo la quale la maturazione fisica ha ripercussioni personali e sociali. Tale maturazione avviene attraverso la creazione di 8 stadi di crisi, una sorta di 8 problemi che il bambino prima e l’adulto poi si trova a dover affrontare e risolvere. Ognuno di essi diventa particolarmente evidente in un determinato momento dell’esistenza, sebbene in realtà tutti e 8 siano comunque sempre presenti durante tutta la vita della persona. Se la persona non supera in maniera soddisfacente la crisi tipica della sua fase di sviluppo, passerà comunque alle crisi successive, ma trascinandosi dietro quella irrisolta, trovandosi così a dover un po’ sempre combattere le medesime battaglie.
Per Erikson tuttavia non è mai troppo tardi per risolvere una crisi!
Questo è importante perché se ogni stadio si costruisce sulla base dei precedenti e influenza quelli successivi, possiamo avere uno sguardo fondamentalmente sempre positivo sulla possibilità di evoluzione e di maturazione della persona.
Un’ultima considerazione, Erikson considera come centrale per la persona la ricerca della propria identità, intesa come comprensione e accettazione sia del sé che della propria società, nonché del sé inserito nella società. Siamo perciò assai lontani dal meccanicismo e dall’individualismo che caratterizzano Freud, fondatore della psicanalisi.

Veniamo ora a indicare gli 8 conflitti:

 

FIDUCIA VS SFIDUCIA (nascita- 1 anno)
fiducia: sia verso le altre persone sia verso se stessi
sfiducia: finalizzata al percepire un disagio o un pericolo incombente, discriminare tra persone oneste e persone disoneste. Se è la sfiducia a prevalere, si avrà poi un adulto chiuso, sospettoso, privo di sicurezza in se stesso.

AUTONOMIA VS VERGOGNA O DUBBIO (2-3 anni)
la vergogna o il dubbio sono relative all’autocontrollo e all’indipendenza. Prevalgono se nella fase precedente la fiducia non ha avuto la meglio o se il training di pulizia a cui viene sottoposto il bambino è troppo precoce o rigido o se c’è un genitore ipercontrollante. L’adulto sarà perciò una persona ipercontrollata, coercitiva, avara, rigida,ma paradossalmente anche molto disordinata.

INIZIATIVA VS SENSO DI COLPA ( 4-5 anni)
Il bambino vive in questa fase il complesso di Edipo. Il suo assestarsi a un determinato punto dell’asse di questo conflitto dipende da quanto viene concepita severa la coscienza che punisce fantasie sessuali e pensieri o comportamenti immorali. L’adulto sbilanciato potrà presentarsi o come inibito e oppresso da sensi di colpa/scrupoli, o come oppresso dal bisogno di dover sempre “fare” per poter percepire di “valere” come persona.

INDUSTRIOSITA’ VS INFERIORITA’ (6 anni - pubertà)
E’ l’ondeggiare tra esperienze positive che suscitano un senso di competenza e di padroneggiamento a esperienze di fallimento  che portano con sé un senso di fallimento, di inadeguatezza e di inferiorità

IDENTITA’ VS DIFFUSIONE DI IDENTITA’ (adolescenza)
L’adolescente è chiamato a integrare i vari aspetti del proprio sé e i vari ruoli che è chiamato a rivestire in un’unica identità, evitando così la frammentazione. Se il conflitto viene risolto positivamente, si ha l’adulto che non solo sa chi è, ma che sa essere se stesso.

INTIMITA’ VS ISOLAMENTO (prima età adulta)
Se la fase precedente è stata ben superata, allora il giovane è in grado di instaurare con le altre persone relazioni sufficientemente intime senza correre il rischio di perdere la propria identità dentro relazioni che degenerano nella simbiosi, nella fusionalità, ecc. Questo vale sia per le relazioni con l’altro sesso sia per le relazioni con le persone del proprio medesimo sesso. Se la fase precedente non è stata superata positivamente, anche questa di necessità è votata al fallimento: si hanno perciò giovani e adulti o che tendono all’isolamento, o che hanno relazioni stereotipate, fredde, vuote, o persone che sono amiche di tutti senza però essere in realà amiche di alcuno, che non hanno una relazione amorosa e/o amicale autentica, fatta di confidenza, di scambio dei più intimi pensieri e sentimenti.

GENERATIVITA’ VS STAGNAZIONE (età adulta media)
E’ il tendere a provare interesse per le generazioni successive attraverso l’allevamento dei figli, le imprese creative e produttive, ecc. Se non c’è, la persona si auto-assorbe, cioè indulge su se stessa e cessa di crescere a livello psicologico, sprofondando nella noia del vivere.

INTEGRITA’ DELL’IO VS DISPERSIONE (tarda età adulta)
E’ l’accettazione dei limiti della vita, la consapevolezza di far parte di una società che è più ampia del sé, che comprende generazioni passate e generazioni future. Qui si gioca il divenire anziani saggi e sapienziali, o persone piene di rimpianti per quanto si è fatto o non si è fatto nella vita. Cartina di tornasole è il saper cedere il passo alle generazioni successive, preparandosi ad accogliere la morte senza paura.