Dopo la pausa estiva, riprendiamo i nostri incontri. Forse non è inutile ripeterci perché è partito questo nostro cammino, quale è il suo obiettivo e quali tappe intermedie con certezza lo caratterizzeranno.


L’origine remota di questi nostri incontri sta nel Vangelo, che abbiamo scelto di approcciare non in maniera teorica, attraverso uno studio storico-critico, una esegesi forbita, ecc, ma attraverso la via della vita vissuta: un passo del Vangelo, ovviamente rettamente compreso, ma declinato dentro il vissuto quotidiano. E’ stato però proprio questo taglio così aderente al concreto che ci ha portato a intuire come noi siamo una realtà molto complessa, ma di cui conosciamo soltanto una minima parte. Molto di più vive dentro di noi! Da qui la scelta di non voler vivere come stranieri in noi stessi, ma piuttosto di voler conoscere chi realmente siamo; ancora, la scelta di far sì che ogni fibra del nostro essere, di tutto il nostro essere, sia intriso di Vangelo! Abbiamo perciò volto lo sguardo alla antropologia al fine di comprendere meglio chi siamo, come siamo strutturati, come funzioniamo. Lo scorso anno abbiamo perciò affrontato i tre grandi capitoli delle emozioni, dei bisogni e delle difese, considerati però alla luce dei valori e del Valore per antonomasia che è quello evangelico. Abbiamo dedicato anche un incontro a una questione assolutamente importante, quella della responsabilità morale circa le nostre scelte e i nostri comportamenti; abbiamo infatti più volte ripetuto che se le emozioni non sono né buone né cattive, che le “sentiamo” ma non siamo responsabili di loro in quanto tali (e ugualmente dicasi dei bisogni), dipende da noi invece scegliere come rispondere alle emozioni e come soddisfare i bisogni.


Abbiamo anche visto come queste tre realtà che ci costituiscono non impediscono a Dio di relazionarsi con noi, ma di sicuro possono filtrare il nostro relazionarci a Lui. Conoscerci di più serve perciò a gestirci meglio e quindi a relazionarci con maggiore liberà con noi stessi, con gli altri e con Dio.


Qui ci muoviamo ancora su un piano di dinamiche prettamente umane, che però non sono da sottovalutare perché sempre la Grazia poggia sulla natura....
All’orizzonte ovviamente c’è il cammino spirituale, che ha altre dinamiche sue proprie e che andremo a conoscere. Ci affideremo in particolare a S. Teresa d’Avila, ma prenderemo in considerazione anche S. Ignazio di Loyola per il discernimento degli spiriti e S. Giovanni della Croce per le due notti.


E’ importante porre solide fondamenta antropologiche, perché questo ci permette poi, nel vissuto concreto, di avere in mano alcuni strumenti fondamentali per comprendere meglio alcune nostre dinamiche interiori, di discernere se sono movimenti della nostra natura umana o se invece  sono tappe spirituali del cammino verso la settima stanza (il riferimento è al “Castello Interiore” di S. Teresa).

 

Lo scorso anno abbiamo imparato a conoscere quelli che sono i mattoni fondamentali che costituiscono ognuno di noi.
Quest’anno invece vedremo come questi mattoni si combinano tra loro per dare origine alla personalità. Cerchiamo di chiarire subito alcuni punti essenziali: bisogni e difese si combinano tra loro in modo da dare origine a degli stili di personalità ognuno di noi è caratterizzato da uno stile di personalità, ma anche da dei tratti, cioè da delle caratteristiche che di per sé sono tipiche di altri stili di personalità che che uno possiede in maniera puntiforme stile di personalità e tratti si informano della storia personale di ciascuno (biologica, psicologica e sociale), assumendo perciò sfumature che sono assolutamente peculiari ogni persona dunque, pur avendo un certo stile di personalità e determinati tratti, è sempre assolutamente unica.

 

La persona è però non solo irripetibile, ma anche assolutamente non circoscrivibile dentro la sua personalità: è molto di più e, in ultima analisi, è mistero, perché capace di
accogliere l’inabitazione di Dio (come vedremo quando tratteremo la 7° stanza del “Castello Interiore”).

 

Un’ultima specificazione: questa tappa del cammino serve per meglio comprendere noi e gli altri (dunque per meglio amare!), ma dobbiamo restare più che vigilanti per non cadere nella tentazione di inscatolare, di assumere una visione meccanicista, di pensare: “siccome... allora...”. Quelli che avremo tra le mani saranno solo ALCUNI POSSIBILI strumenti! L’uso dei verbi al condizionale o dell’ avverbio “forse” non sarà perciò mai di troppo!

 

Premessa generale

Prima di iniziare a parlare di uno stile di personalità in particolare, facciamo delle premesse che sono di fondamentale importanza e che sono valide per qualunque stile di personalità.
a) generalmente nessuno ha uno stile di personalità “da manuale”, cioè nessuno possiede tutte e solo le caratteristiche che andremo man mano presentando; nella concretezza, è più corretto parlare di “stile prevalente di personalità”, cui abbinare poi dei tratti che sono tipici di altri stili di personalità, in un mix che fa della persona un essere assolutamente unico (già dal punto divista psicologico; se poi vi associamo anche la dimensione spirituale, allora si è davvero irripetibili). Il tentativo di “raggruppamento” resta comunque valido per cercare di capire la persona non come una cozzagli a di dati, ma come una unità di insieme.


b) per questioni didattiche, andremo presentando le caratteristiche in maniera un po’ accentuata, come in realtà si presentano in una persona tendente alla nevrosi, cioè con problemi di funzionamento, che presenta dei “disordini”. Questo perché ci aiuta a meglio comprendere. Inoltre… ognuno di noi, soprattutto quando è sotto stress, mostra aspetti nevrotici… (come abbiamo peraltro già avuto modo di dire parlando ceri meccanismi di difesa)


c) ogni stile di personalità presenta dei “punti forti” su cui si può far leva, delle “potenzialità” da sviluppare e dei “punti deboli” che è bene conoscere e imparare a correttamente gestire,
perché altrimenti possono bloccare - o comunque rallentare - il cammino verso la piena
maturità umana e spirituale. Per questo non esiste uno stile di personalità “migliore” e uno
“peggiore”: ognuno ha le sue luci e le sue ombre, ma tutti sono capaci di accogliere Dio, tutti
possiamo giungere alla 7° stanza del Castello Interiore! (il riferimento è, come abbiamo già
accennato la scorsa volta, a S. Teresa d’Avila). L’obiettivo perciò non è cambiare lo stile di
personalità - cosa peraltro impossibile -, ma imparare a gestirlo al meglio, in ordine ai Valori,
per noi quelli evangelici


d) non è assolutamente possibile comprendere la persona fermandosi solo al suo
comportamento; anzi, questo è un errore molto grave, perché significa non tener conto di
quello che è il suo funzionamento interno. Conoscere stili e tratti serve proprio a questo:
comprendere più in profondità il funzionamento della persona, dunque essere in grado di
decodificare ciò la persona potrebbe esprimere attraverso un dato comportamento.

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