INTRODUZIONE

 

Il tema è certamente molto alto e impegnativo, sia perché la dimensione della preghiera è elemento assolutamente fondante per ogni cristiano, sia perché noi abbiamo scelto di porre i nostri piedi dietro quelli di Madre M. Maddalena, imitandone il cammino, anche e soprattutto nell’orazione, nell’adorazione a Gesù presente nel SS. Sacramento in particolare.

Alla preghiera si può guardare da tanti punti di vista, tutti interessanti, peculiari, sicuramente complementari.

Noi abbiamo scelto una postazione certamente molto umile e modesta, ma, forse, più efficace in vista appunto dell’imitazione e dell’incarnazione nel quotidiano.

Vogliamo imparare a pregare semplicemente…guardando la Madre pregare. 

Come ella prega, così vogliamo pregare anche noi; gli strumenti che ella usa magari possono essere utili anche a noi oggi; i sentimenti e gli aneliti che palpitano nel suo cuore vogliamo che diano il ritmo anche al nostro cuore.

In uno spazio di tempo così ristretto non possiamo ovviamente affrontare in modo approfondito tutti gli aspetti. Vogliamo dunque semplicemente tracciare alcune linee-base, lanciare dei “flash”, offrire spunti per l’approfondimento personale o fatto insieme.

Per questo lavoro usiamo come fonti anzitutto gli scritti della Madre, in particolare:

  • il “Direttorio per l’adorazione perpetua a Gesù Sacramentato”, scritto dalla Madre nel 1814, quando era in esilio a Firenze (Ed. F. Bourliè, Roma, 1814); in particolare gli “Atti” scritti dalla Madre per aiutare le sue figlie nel tempo dell’adorazione, ripresentati in lingua corrente nel libretto n°11 della “Serie Oro” (Tipografia Nazionale SAI, Vigevano, 1999)
  • il “Ritiro, ossia preparazione alla morte da praticarsi dalle Religiose Perpetue Adoratrici del Santissimo Sacramento” (Tipografia del Collegio Urbano, Roma, 1837)
  • l’ “Esortazione”, contenuta nel libretto n°1 della “Serie Oro” (Tipografia Nazionale SAI, Vigevano, 1987)
  • le “Aspirazioni amorose”, raccolta di pensieri sparsi della Madre, scritti su foglietti volanti, che costituiscono il libretto n°8 della “Serie Oro” ((Tipografia Nazionale SAI, Vigevano, 1998).
  • la “Positio super virtutibus” redatta per la canonizzazione della Serva di Dio Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione (Tipografia Guerra, Roma, 1990), in particolare la parte contenente la deposizione dei vari testi (faremo riferimento in particolare al Processo Ordinario di Acquapendente, di Roma e di Torino)

Leggendo questo materiale emerge con assoluta evidenza come la preghiera è per la Madre un rapporto vivo con una persona precisa; non c’è in lei alcuna traccia di “vago” o di “astratto”: tutto in lei porta il suggello della concretezza. Per questo scegliamo di guardare a come la Madre prega facendo in un certo qual modo passare i rapporti che ella intreccia con ciascuna delle singole persone in atto, siano esse Gesù, piuttosto che non l’Angelo Custode, o un Santo a cui è devota. 

La Madre poi ha anche una chiara coscienza della sua missione nella Chiesa e nel mondo; la sua preghiera e la sua adorazione, ancora una volta, non hanno un tono generico, ma sono precise, mirate, puntuali. Anche a questo aspetto guardiamo, nella consapevolezza che, avendoci Dio chiamate a seguire le sue orme, gli impeti missionari e le grandi motivazioni di preghiera della Madre non possono non essere anche le nostre.

Un’ultima premessa: le citazioni saranno abbondantissime, anzi, ancor più, costituiscono esse la vera trama; è una scelta volontaria, che nasce dalla convinzione che l’approccio diretto con i testi originari –siano essi costituiti dalle parole della Madre o da chi ha deposto al Processo- è sempre più proficuo e coinvolgente.

Iniziamo ora con l’incontro con i vari interlocutori celesti di Madre M. Maddalena. 

 

 

MADRE M. MADDALENA E LA SS. TRINITA’

 

Affrontiamo questo primo aspetto della preghiera di Madre M. Maddalena, dando però uno sguardo non d’insieme sulla SS. Trinità, ma cercando di puntare gli occhi alle tre singole Persone, per tentare di capire, sia pure per sommi capi, quale è il rapporto che la Madre instaura con ciascuna di esse, quale specifico colore dà alla relazione.

 

La prima Persona a cui volgiamo gli occhi è quella del Padre.

Nel “Direttorio” troviamo un passo riservato proprio alla prima Persona della SS. Trinità e lì la Madre dice:

“Essendo Iddio il nostro Creatore, il nostro Tutto, conviene; che voi serviate a lui unicamente, e con tutto il vostro fervore; onde dovete amarlo, lodarlo, ringraziarlo, ed adorarlo di continuo, dipendere assolutamente dalla sua divina volontà, avere una confidenza filiale nella sua bontà infinita, e domandargli con umiltà, ed amore, come a vostro Padre, e vostro Sposo, tutte le grazie, che vi sono necessarie, e principalmente Lui medesimo. Vi guarderete poi dal fare, o dire cosa alcuna, per piccola che sia, la quale possa dispiacere a Dio, ma cercherete sempre nel modo, che potrete, di procurare il suo onore, e la sua gloria” (p.3).

Il Padre è perciò veramente, a tutti gli effetti, un “padre”, cioè colui che dona a noi la vita e, con essa, ogni bene necessario per l’esistenza stessa; è colui dal quale ci sentiamo sommamente amati, amati al punto tale da non poter non rispondere altrettanto, cioè con tutto il nostro amore; è colui al quale ci rivolgiamo con somma fiducia, nella certezza di essere compresi…ed esauditi. Un amore così vero da non poter tollerare alcuno screzio, alcuna imperfezione, alcuna indelicatezza.

E’ certamente il “Dio onnipotente”, come lo chiama in una preghiera contenuta sempre nel “Direttorio”, ma è anche “Padre insieme di misericordia, e Padre dell’Unigenito vostro Figliuolo Gesù Cristo”, come subito dopo in questi termini lo invoca, implorando, nel caso specifico, di avere pietà delle anime purganti (p.104).

Infine è il “Padre di tutti i lumi”, come dice nell’ “Esortazione”, colui dal quale proviene la chiamata a dar vita all’Istituto dell’Adorazione Perpetua:

“Quando Iddio, Padre di tutti i lumi si degnò farmi capire che facessi questa fondazione sotto il titolo del Santissimo Sacramento…”(Es., I).

 

Lo Spirito Santo invece è definito nell’ “Atto di adorazione e di ringraziamento alla SS. Trinità per averci arricchite del preziosissimo dono dell’Eucaristia”, che è contenuto nel “Direttorio”, come il “Dio di amore, e di carità, sagro nodo, che tiene strettamente unito il Padre Eterno coll’Unigenito suo Figliuolo, amabile Autore di tutte le sante, e caste unioni”.(p.75).

Ha verso la terza Persona della SS. Trinità devozione, al punto di onorarlo con particolare Ufficio. Testimonia infatti Sr. M. Concetta di S. Teresa:

“Ella poi (… )negli ultimi anni in cui non si poteva molto impiegare a motivo de’ suoi incomodi, quando andava io nella sua cella, e la trovava (…)con il libro delle sue orazioni nel quale ci notai in particolare l’officio dello Spirito Santo” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

 

Se, come abbiamo detto nell’introduzione, difficile è esporre il tema della preghiera in poche pagine, assolutamente impossibile è tentare di riassumere in questo breve spazio il rapporto tra Gesù e la Madre: chissà, forse nemmeno un intero seminario su questo aspetto sarebbe sufficiente per rilevare i mille toni e le altrettante sfumature…! Tratteggiamo perciò ora solo le grandi linee, lanciando più che altro dei “flash”, quasi uno spunto per l’approfondimento e la ricerca personale.

Forse uno sguardo correttamente sintetico può essere rivolto guardando a Gesù e alla Madre come allo Sposo e alla sposa. Dai vari testi, nonché dalle deposizioni al Processo per la beatificazione, emerge infatti con estrema chiarezza come tra i due intercorra un amore profondo, il cui colore è certamente quello della sponsalità. Dice la Madre nelle “Aspirazioni”:

“Gesù diletto vieni dalla tua Sposa…” (Asp. Am. n°2).

E ancora:

La tua Sposa, o Gesù, t’invoca...“ (Asp. Am. n°6).

Come anche:

“Amato mio Bene, cerco in petto il mio cuore e l’trovo prigioniero fra le tue catene...“ (Asp. Am. n°4).

I titoli con cui chiama Gesù sono praticamente infiniti. Un’idea possiamo ricavarla sempre dalle “Aspirazioni”:

“O mio Gesù, è qui [nel SS. Sacramento] che con tutta libertà vi chiamo mille volte il mio Tesoro, la mia Felicità, il mio Confidente, il mio Amico, il mio Vicino, il mio Conforto, il mio Padre, il mio Sommo Bene, il mio dolce Sposo, il mio Tutto” (Asp. am. n°16).

Veramente per Madre Maddalena Gesù –Gesù nel SS. Sacramento in particolare- è veramente TUTTO. Ogni altro aspetto, ogni altro nome, ogni altra definizione è qui compresa: tutto, semplicemente il TUTTO.

Come la sposa con lo sposo amato, non c’è sentimento, intenzione, desiderio, anelito che la Madre non condivida con Gesù. Lo testimoniano gli “Atti” che lei scrive per aiutare , come abbiamo già detto nell’introduzione, le sue figlie a ben trascorrere il tempo dell’adorazione: atti di umiltà, di contrizione, di fede, di ammirazione, di adorazione, di riconoscenza, di amore, di desiderio, di speranza, di offerta, di unione, di imitazione, di domanda e di ringraziamento.

Ma quale il volto proprio di Gesù che la Madre ama contemplare?

Già ai tempi di Ischia Madre M. Maddalena si distingue per la sua devozione alla Passione di Gesù; dice infatti Sr. M. Lilia del Costato di Gesù:

“Ho pure riferito quanto era tenera la sua devozione verso la passione di N. Signore Gesù Cristo…” (Positio, Proc. Ord. Aquipendien.).

Tale devozione resta intatta anche a Roma, quando è ormai Adoratrice; testimonia infatti Sr. M. Arcangela della Volontà di Dio:

“Indizio della sua fede era ancora la devozione che dimostrava alla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, e mi fu narrato dalla Madre Vicaria Suor Maria Giacinta, che quando la meditava soleva piangere” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

Le piaghe che contempla nel suo Cristo paziente, sono da lei ritrovate gloriose nel SS. Sacramento; veramente può dirsi sua l’esperienza della Maddalena che lo cerca morto nel giardino e lo incontra risorto, in quel mattino di Pasqua.

E’ ovviamente l’Eucaristia che polarizza in maniera assoluta la Madre. 

I fatti relativi alla sua infanzia sono noti a tutte: “Babbo mio, perché non possono essere tutti i giorni Giovedì grasso?” (G.A.Baldeschi, Breve istoria…, Napoli, 1839), in relazione all’esposizione che il padre faceva fare in quel giorno nella Chiesa di Porto S. Stefano.

Tale devozione si rende evidente anche quando ella è Francescana. Racconta Sr. M. Lilia del Costato di Gesù:

“Intesi dire dalle Monache morte, e da una vivente e cioè Sor Maria Costante Geltrude del Cuore di Maria, qualmente in tempo di uno straordinariato, fattola un religioso, di cui non ricordo il nome, né la religione, avvenne, che lo straordinario nell’accostarsi di Sor Maria Maddalena per ricevere dalle sue mani la S. Comunione le osservò uno splendore soprannaturale nel volto, come un raggio di luce…” (Positio, Proc. Ord. Aquipendien.).  

Anche il Dott. P. Sciarra afferma:

“Indizi di questa fede spiccarono nella devozione che Essa avea al Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, e basta richiamare alla memoria ciò che fece, ed operò per promuovere l’adorazione perpetua, la quale Istituzione posso dire, che formasse l’unico oggetto di tutti i suoi pensieri, ed affetti e convien dire, che Essa fin dalle prime età avesse al Santissimo Sacramento specialissima devozione, poiché parve, che il Signore la volesse compensare col degnarsi di sceglierla fondatrice di un Istituto in cui fosse stato perpetuamente adorato” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

La devozione della Madre per l’Eucaristia non ha mai lineamenti intimistici, quasi fosse una realtà personale, riservata, appagante solo lei stessa; al contrario, proprio questo grande amore per il SS. Sacramento accende in lei una vivissima ansia missionaria. Nemmeno l’istituire un Istituto riservato all’adorazione perpetua le è sufficiente. Ella e le sue figlie esistono affinché molti, tutti possano adorare Gesù Eucaristia. Dice infatti nell’”Esortazione”:

Quando Iddio, Padre di tutti i lumi si degnò farmi capire che facessi questa fondazione sotto il titolo del Santissimo Sacramento, con tenerlo esposto sul Sagro Altare in tutti i giorni e notti dell’anno (…), l’anima mia provò molto contento sul riflesso del gran compiacimento, che avremmo noi a dare a Gesù colle nostre continue e non mai interrotte adorazioni, e con quelle ancora, che con tal mezzo avrebbero potuto fare avanti a Lui le persone del secolo” (Es., I).

In questa Adorazione dunque vuole coinvolgere tutti, le Monache in primis, i laici, ma anche –profezia!- i monaci; dice infatti nel “Direttorio”:

“Gli uomini ancora non possono sempre adorarlo particolarmente, essendo obbligati ad attendere ai bisogni della vita, e a soddisfare ai doveri del loro impiego; ma per altro molte persone dell’uno, e l’altro sesso, dividendo le ore della giornata, possono consacrare a questo santo esercizio tutte le ore del giorno, e della notte” (Dir. p.18-19).

Sebbene poi sappia che non tutti sono chiamati a un’adorazione perpetua, non esita a sollecitare a vivere comunque dei tempi di adorazione al SS. Sacramento, come testimonia Sr. M. Arcangela della Volontà di Dio:

“Per sempre più dilatare la devozione a Gesù Sacramentato mandava ogni anno più libre di cera al suo antico Monastero d’Ischia, perché ardessero nella solenne esposizione del Venerabile, il quale stile si è mantenuto, e credo, che si mantenga da questa Comunità” (Positio, Proc. Ord. Aquipendien.).  

Molto ancora ci sarebbe da dire, ma non è possibile trattenersi ora oltre su questo aspetto, peraltro di capitale importanza. Sintetizzando, possiamo dire che Gesù è per la Madre lo Sposo talmente amato da essere, come ella stessa dice, “l’unico amore di tutti gli amori miei” (Asp. am. n°17), il suo Tutto, che incontra nell’Eucaristia e dal quale è infiammata di ardore missionario, al punto da farla così sospirare:

“Gesù, mio Sommo Bene, vorrei che tutto il mondo vi amasse, anche a costo di molte mie pene e della mia vita” (Asp. am. n°14).

E ancora:

“Ah! Sì, Gesù mio siate da tutti conosciuto, adorato , amato e ringraziato ogni momento nel Santissimo, e Divinissimo Sacramento” (Dir. p.40)

 

 

MADRE M. MADDALENA E LA BEATA VERGINE MARIA

 

Quello tra Madre M. Maddalena e la Beata Vergine Maria è un rapporto di assoluta confidenza e massimo affetto. C’è un’intimità tale che la porta a chiamare Maria abitualmente con il temine di “Mamma”, come testimonia Isabella Baldeschi:

“Quando poi erano (…) le Festività di M. SS.ma si mostrava assai giuliva. Nell’Assunta otto giorni prima incominciava a farci recitare, e di tanto in tanto si presentava a noi per farci ripetere queste giaculatorie:-Si rallegra il cuor mio teco, Maria, più che se la tua gloria fosse mia, Signora mia dammi per buona sorte, che io ti goda in ciel dopo la morte.- Ma tali parole in bocca alla Serva di Dio erano proferite con tale e tanta enfasi che pareva di essere la Serva di Dio in Paradiso, e parlare in presenza della Vergine SS.ma. Chiamava questa ed altre solennità la festa della nostra Mamma. Faceva recitare a noi ogni giorno l’intero Rosario, con altre sette imposte. Spesso ci faceva aggiungere 100 Ave Maria ed altrettanti Requiem aeternam per le anime dei Benefattori, e dei parenti.” (Positio, Proc. Ord. Aquipendien). 

Nel “Ritiro” la invoca come “Mia Signora, Aurora, e Luce dell’anima mia, sazietà dei miei desideri, motivo de’ miei affetti, tendenza del mio Cuore, Medicina delle mie infermità, e sostegno della mia debolezza” (p. 61).

La onora, oltreché con la recita del Rosario, con la recita dell’”infiorata”, cioè i 5 misteri gaudiosi uniti al 4° e 5° glorioso, nonché con l’Ufficio della Beata Vergine Maria.  

Le festività alla Madre più care sono quelle dell’Immacolata Concezione e quella dell’Addolorata al cui riguardo testimoniano rispettivamente il Dott. P. Sciarra e Sr. M. Giacinta del Paradiso:

“Fu devotissima di Maria Santissima Addolorata, e ne celebrava la Festa pubblicamente in Chiesa” (Positio, Proc. Ord. Roman.);“Nella ricorrenza della Vigilia della Concezione di Maria Santissima volle, che si digiunasse dalla Comunità, e nella solennità dell’Addolorata in Settembre volle, che la Comunità rinnovasse ogni anno i voti” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

Sr. M. Giacinta del Paradiso testimonia ancora:

“Dimostrò ancora devozione verso Maria Santissima, e primieramente mi ricordo, che ci avvisava di riconoscere Gesù Sacramentato per Fondatore, e Maria Santissima per Fondatrice” (Positio, Proc. Ord. Roman.)       

L’amore raggiunge la sua pienezza quando la Madre fa il passo di offrire tutta se stessa alla Beata Vergine Maria, diventando così suo possesso, e invitando le sue Figlie a imitarla nella completa donazione.

Narra Sr. M. Arcangela della Volontà di Dio:

“Indizio della sua fede fu la devozione, che dimostrava verso la Madonna, e coll’essersi consacrata totalmente come schiava ad Essa Madre di Dio, offrendole tutte le sue opere, ed orazioni, il che fu nell’ultimo periodo della sua vita, nella quale epoca non solo esortò tutte le sue figlie ad imitarla in questa consacrazione, ma altresì indusse, che ciascuna portasse al collo sotto lo scapolare, una catenella di trenta maglie col cuore di Maria in una lamina di ottone dove sono impressi i nomi di Gesù, e di Maria in segno della loro schiavitù donata a Maria Santissima” e più in là: “Prima che si allettasse se non erro parlando alle Religiose in una stanza detta del ricevimento ove era preparata una statuetta vestita di Maria Santissima volle offerirsi a Lei e spogliarsi di tutti i beni spirituali e del loro merito rendendosi come una schiava della Vergine, e fu recitata una formula di offerta allusiva, e quindi esortò le Religiose stesse a fare altrettanto” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

Maria, dal canto suo, non esita a rispondere anche in maniera sensibile all’amore filiale e appassionato della Madre; dice Sr. M. Cherubina della Passione:                                      

“Nella medesima malattia una mattina (…) apparve alla Serva di Dio la SS.ma Vergine Maria, e le disse: «guarda, Suor Maria Maddalena, come io amo e proteggo quest’Istituto, e le tue Monache»; ed in ciò dicendo la SS.ma Vergine allargò il suo manto, e sotto del medesimo essa Serva di Dio vide tutte le sue monache (…). Questa apparizione venne dalla Serva di Dio comunicata al Confessore P. Baldeschi, il quale la eccitò a riferirlo alla Comunità per renderla sempre più divota a Maria SS.ma ed affezionarla all’Istituto. Quindi fu che la Serva di Dio avendoci tutte radunate in sua presenza, ci raccontò l’apparizione sovra da me esposta” (Positio, Proc. Ord. Taurinen.).

 

 

MADRE M. MADDALENA, GLI ANGELI E I SANTI

 

Circa la devozione agli angeli, Madre M. Maddalena ne parla nel Direttorio, là dove afferma:

“Bisogna che voi attendiate a divenire Angioli, (…) con imitare le virtù degli Angioli, (…). Pregate dunque questi spiriti beati (…) affinché vi ottengano la grazia di essere simili a loro. Celebrerete poi le loro Feste con una devozione angelica, e l’imiterete particolarmente nell’esercizio della presenza di Dio (qual esercizio procurerete di non mai perdere di vista) (…)In fine avrete una devozione grande ai vostri Santi Angioli Custodi; co’ quali vivrete come con i compagni del vostro pellegrinaggio in questo luogo d’esilio”(p.9-10). 

Questa esortazione è dalla Madre vissuta in prima persona, come afferma nella sua deposizione Sr. M. Metilde di M. SS. Addolorata:

“Ho rilevato che la Serva di Dio era divota (…) all’angelo suo Custode, ed altri Arcangeli, che ossequiava nella ricorrenza delle loro Feste, o con qualche triduo, o con qualche novena”(Positio, Proc.Ord. Roman.)

A loro poi si raccomanda –ed esorta le sue figlie a fare altrettanto- in vista della morte, come si legge nel “Ritiro”:

“S. Michele Arcangelo, Angelo mio Custode, difendetemi nell’ora del tremendo Giudizio, e così sia” (p. 62)

 

E’ però nella devozione ai Santi che Madre M. Maddalena si mostra particolarmente vivace, avendo con loro un rapporto “vitale”; nel “Ritiro” li chiama e li invoca: “Santi miei Avvocati, e Santi tutti  intercedete per me” (p.62) . Non sono pochi quelli che compaiono nel suo ventaglio: certamente il posto d’onore è occupato, come abbiamo già avuto modo di dire, dalla Beata Vergine Maria, seguita però subito da S. Giuseppe, da S. Veronica, nonché da molti altri.

Questa caratteristica l’accompagna fin dai primi tempi della sua vita religiosa, quando è tra le Francescane di Ischia. Dice infatti Sr. M. Lilia del Costato di Gesù nella sua deposizione:

“Era infervorata assai (…) dei Santi, fino a recitare 11000 Pater noster in onore di S. Orsola e sue compagne, come intesi dire da lei stessa. Non mi ricordo di qual altri Santi in particolare avesse devozione, ma certo che era devota di molti Santi”(Positio, Proc. Ord. Aquipendien.).

 

Altre persone che hanno avuto modo di accostare la Madre, nonché lei stessa, ci informano quali sono i Santi a cui era così legata. Dicevamo che, dopo la Beata Vergine Maria, il posto d’onore è occupato da S. Giuseppe. Dice la Madre nel Direttorio:

“…ricordandovi sempre, che con particolare, e tenero affetto del vostro cuore celebrar dovete fra tutte, quella del gloriosissimo Patriarca S. Giuseppe Sposo purissimo di Maria Vergine, come guida, e maestro della vostra perpetua adorazione a Gesù Sacramentato”( p.10).

 

Oltreché a S. Michele e all’Angelo Custode, si raccomanda a S. Giuseppe quale ausilio per la vita presente e quale patrono della buona morte, come scrive nel “Ritiro”:

“Padre dell’anima mia, S. Giuseppe; siate sempre in mio ajuto, e specialmente nella mia morte” (p.62).

 

Dice Sr. M. Concetta di S. Teresa:

“Devotissima fu del Patriarca S. Giuseppe, per cui sebbene fosse alienissima di gravare noi sue figlie di orazioni, nulladimeno in ogni mattina in comune si recitavano i sette dolori e allegrezze di questo Santo” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

 

Le fa eco Sr. M. Teresa del S. Cuore di Gesù:

“Recitava anche ogni giorno le allegrezze e dolori di S. Giuseppe a cui aveva special devozione, quale pratica vivendo ancora mi pare, la Serva di Dio, fu messa in Regola” (Positio, Proc. Ord. Taurinen.).

 

Tale devozione non rimane tra le mura del Monastero, come testimonia il Dott. P. Sciarra, Primario dell’Ospedale di S. Spirito, medico della Madre e della Comunità delle Adoratrici di Roma:

“Fu inoltre devotissima di S. Giuseppe Sposo di Maria Santissima, e volle che fosse il Protettore del suo Istituto; e ne celebrava ancora in Chiesa pubblica Festa” (Positio, Proc. Ord. Roman.)

 

Sr. M. Concetta di S. Teresa completa poi abbondantemente il ventaglio delle devozioni della Madre:

“Divota era ancora di San Giovanni Evangelista, che da un certo termine che diceva Suor Maria Serafina conosco, che le dovea essere mediatore con Gesù. Aveva ancora devozione al suo Patriarca S. Francesco d’Assisi, e credo certo di Santa Chiara, perché mi pare se ne facesse l’officio, e Messa cantata. Aveva ancora devozione ai Santi Magi, a Santa Maria Maddalena Penitente, e mi pare Santa Teresa. Non so che cosa praticasse in loro ossequio, so solo che teneva un libretto di orazione parte stampate, e parte manoscritte” (Positio, Proc. Ord. Roman.), confermando in ciò quanto detto anche da Sr. Maria Metilde di M. SS. Addolorata.

 

C’è però un rapporto con una santa che va al di là della devozione; è una amicizia tenera e puntuale che accompagna la Madre fin dai primi passi mossi nella vita religiosa: è quella con S. Veronica Giuliani, la clarissa cappuccina nata a Mercatello sul Metauro il 27 dicembre 1660 e morta a Città di Castello il 9 luglio 1727. Quando la Madre la conosce (grazie a una delle brevi biografie che in quei tempi venivano divulgate? Forse, chissà…) è “beata” e non farà in tempo a vederla elevata agli onori degli Altari col titolo di “santa”, essendole questo conferito da Papa Gregorio XVI il 26 maggio 1839, 15 anni dopo la morte della Madre. 

 

Dice Sr. M. Arcangela della Volontà di Dio:

“Indizio della sua fede fu la devozione, che manifestava verso della Beata Veronica Giuliani di cui portava indosso una reliquia, intorno alla qual devozione mi ricordo averci Essa narrato averci ricevuto una bella grazia senza la quale non avrebbe potuto professare in Ischia, e fu che non essendosi abilitata, ne addestrata a leggere si trovava con sommo suo dolore impedita ad essere ammessa alla religiosa Professione, ma avendo fatto ricorso a questa Santa Verginella ottenne di potersi abilitare a tempo, onde soddisfare la sua brama colla Santa Professione” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

 

Anche durante l’abbadessato tra le Francescane la guida e la sostiene, come testimonia Sr. M. Concetta di S. Teresa:

“So per averlo udito dire come cosa notoria, che era divota fin da quando era nel Monastero d’Ischia della Beata, ora Santa Veronica Giuliani, che le dava dei segni come di campanelli, con un suono o mesto, o allegro. Esiste nel nostro coro un quadro in rame della detta Santa, che dopo la morte della Serva di Dio fu munito di una memoria (…) nella quale si dice – questa immagine di Santa Veronica tenuta dalla nostra buona Madre Fondatrice defunta Suor Maria Maddalena dell’Incarnazione nella cella dove dimorava nel Monastero d’ Ischia è quella dalla quale sentitasi prodigiosamente il battimento del Cuore di detta Santa, che ad Essa nostra Madre indicava non solo i caritatevoli sussidi per la fondazione sua della perpetua Adorazione del Santissimo Sacramento, ma anche quando accadevano cose, o di contento, o di gran patire, e che portò dal detto Monastero in Roma, e nel suo esilio in Firenze venerandola quindi nella sua cella fino alla sua preziosa morte in Roma” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

Veronica è dunque al fianco della Madre sempre, in ogni peripezia.

 

A proposito dell’esilio di Firenze, narra il fratello Giovanni Sordini:

“In altra occasione, che per ordine del Governo Francese mia sorella dovea partire da Porto S. Stefano per Firenze senza sapersi il destino, tutti di famiglia eravamo fortemente angustiati sulla sorte di Lei. Nella mattina della partenza, poc’oltre la mezza notte, Suor Maria Maddalena accostassi alla mia camera, e mi fece alzare qualche ora prima del convenuto, e dimandata di ciò che voleva, rispose che avendo osservate le nostre angustie per suo riguardo voleva farmi conoscere, come nulla le sarebbe avvenuto di sinistro in Firenze. Mi condusse perciò alla sua camera, e mi disse, come avessi inteso il segno, che le dava S. Veronica: posi l’orecchio in un muro sgombro di qualunque cosa, e nell’interno del muro sentivo battere come suol fare lo svegliarono di Orologio. Pregai allora la sorella a voler rassicurare nello stesso modo gli altri individui della famiglia, ed avendoci acconsentito, chiamai la b.m. di mia moglie, altro fratello le figlie, la donna di servizio, e la madrigna: ad eccezione di quest’ultima gli altri intesero tutti il medesimo rumore. L’evento fu favorevole alla sorella la quale nulla soffrì di contrario, come avea preveduto e assicurato con grande asseveranza. Da quell’epoca S. Veronica ha continuato a darci segni indicanti grazie, o disgrazie.”  (Positio, Proc. Ord. Aquipendien.) 

 

Sr. M. Arcangela testimonia che la Madre porta addosso una reliquia di Veronica. Benedicendo i malati con tale reliquia, capita anche che essi guariscono. Narra infatti la stessa Sr. M. Arcangela:

“Infine rapporto alla virtù dell’umiltà mi ricordo avermi narrato Suor Maria Agostina, che mentre era un giorno destinata all’assistenza di una Monaca per nome Suor Maria Adelaide del Calvario dimorante presentemente nel Monastero di Napoli, la Serva di Dio entrò nella cella dell’inferma, che era gravissimamente in pericolo per un mortal volvolo, e avendo ordinato a Suor Maria Agostina di uscir fuori da quella cella colla reliquia della Beata Veronica Giuliani segnò l’inferma, e la benedisse. Tornata poi nella detta cella Suor Maria Agostina trovò l’inferma guarita, e la Serva di Dio seduta presso di essa in un’aria d’indifferenza” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

 

Non è l’unica questa Monaca a godere dei benefici della benedizione data con la reliquia di Veronica. Anche Suor Maria Giuseppa dei Sacri Cuori –colei che proseguirà l’opera della Madre dopo la di lei morte- è tra queste, come narra Suor Maria Cherubina della Passione, la nipote di Madre M. Maddalena:

“Nella circostanza però, in cui la medesima religiosa cadde gravemente inferma, ricorse alla Serva di Dio pregandola di benedirla; e la Serva di Dio difatti la benedisse colla reliquia di Santa Veronica, e la stessa Religiosa ne ottenne subitanea guarigione, come ebbe a riconoscere il medico, che venuto alcune ore dopo la trovò affatto senza febbre” (Positio, Proc, Ord. Taurinen.)

 

 

MADRE M. MADDALENA APOSTOLA DI COMPASSIONE, DI MISERICORDIA E DI UNITA’

 

Sfogliando le pagine della “Positio” non si può non rimanere colpiti dalla assoluta compattezza delle testimonianze circa le urgenze che premevano nel cuore della Madre. Esse possono essere riassunte in due fondamentali opzioni: quella per i malati nel corpo e nello spirito e quella per Ebrei-Eretici-Infedeli.

 

La compassione per gli infermi accompagna Madre M. Maddalena fin dall’inizio del suo cammino, quando ancora è Francescana a Ischia; prega, da sola e in unità con le altre…e ottiene. Depone Sr. M. Lilia del Costato di Gesù:

“Molte guarigioni prodigiose furono operate in quel tempo, usava in quelle circostanze Sor Maddalena questo espediente quando era richiesta d’intercedere presso Dio di qualche grazia o prodigio. Ci chiamava tutte in coro, ed esponevaci la domanda avuta, e lo stato della Persona che si raccomandava, quindi soggiungeva –bisogna pregare con fervore, e se è volontà di Dio questa grazia io la voglio ottenere mediante le loro preghiere, poiché se loro non mi aiutano, io nulla valgo presso Dio-. Successivamente la med. ci informava della grazia ottenuta con simili espressioni. –Il Signore ci ha consolato, poiché quella persona per cui pregaste è guarita-.” (Positio, Proc. Ord. Aquipendien.)

 

La dimensione della misericordia è talmente viva nella Madre da portarla a mettere questo aspetto come pietra fondante del nuovo Istituto; dice infatti Sr. M. Arcangela della Volontà di Dio:

“Fu indizio della carità verso il prossimo il principal fine, che si propose nel suo Istituto dell’Adorazione, perché intese, e fece conoscere alle sue compagne, che le preghiere dell’Adorazione valessero per impetrare la grazia della conversione dei Peccatori, e specialmente di quelli, che disonoravano Dio in questo Divin Sacramento” (Positio, Proc. Ord. Roman.).

Anche qui non mancano le testimonianze sull’efficacia della preghiera; testimonia infatti Sr. M. Teresa del S. Cuore di Gesù:

“Accadde una volta, che un peccatore trovandosi nella nostra chiesa in tempo della messa conventuale, ed al canto della Salve Regina, la quale in parte si cantava fra la messa, si sentì internamente commosso, e pentito de’ suoi peccati per modo, che si convertì, e si diede a menar vita buona. La Serva di Dio, avendo ciò inteso dal Confessore, chiamò tutte le Monache, e ci raccontò il fatto dimostrandosi piena di giubilo” (Positio, Proc. Ord. Taurinen).

 

E’ sempre da Sr. M. Teresa del S. Cuore di Gesù che apprendiamo della passione della Madre per l’unità; testimonia infatti:

“Dimostrava vivo desiderio, che gli Ebrei, e gli infedeli si convertissero alla cattolica religione, acciò potessero salvar l’anima loro, ed offeriva spesso il sangue di Gesù Cristo per la loro conversione e salute. Quando sentiva a passare vicino al Monastero qualche Ebreo, ella tosto diceva: «Signore convertite questo poverino»” (Positivo, Proc. Ord. Taurinen.)

Questo anelito tuttavia si trova in lei già ai tempi di Ischia, come dice Sr. M. Lilia del Costato di Gesù:

“La Serva di Dio anelava assai di vedere promossa la nostra Religione SS., e spesso c’inculcava, e c’infervorava a pregare Iddio per la conversione degli Ebrei e degli Eretici” (Positio, Proc. Ord. Aquipendien).

Come già la misericordia, la Madre pone anche l’unità a pietra fondante dell’Istituto dell’Adorazione, come testimonia l’ “Esortazione” da lei lasciataci:

“…e rimanga pur anche in voi viva sempre la brama di veder presenti a questa nostra Adorazione uniti in uno stesso spirito di fede e comunione cattolica, ed accesi del Santo Amore tutti gli Infedeli, i Turchi, gli Eretici, e gli altri tutti…”(Es.,5). E più in là: “…e per l’amore che portate all’anime nostre voglio veder beate con me tutte queste mie Figlie Adoratrici vostre, Serve vostre fedeli, che spasimanti per Voi implorano qui in terra lume, vera e stabile conversione agli Eretici, agli Scismatici, agli Infedeli, ai Maomettani, agli Ebrei, agli Increduli, ai Peccatori” (Es.7).

 

Madre M. Maddalena è ben cosciente che la missione delle Adoratrici si attua prima di tutto e soprattutto nella preghiera, come testimonia –una tra altre- Sr. M. Teresa del S. Cuore di Gesù:

“La Serva di Dio ci raccontava con somma gioia come alcuni popoli si convertivano alla fede, e come questa andasse propagandosi, e ci diceva, che i Missionari propagavano la fede colla predicazione, e che le monache dovevano procurare la conversione dei peccatori, e degli infedeli colle preghiere, e coll’adorazione del SS.mo Sacramento, coadiuvando così per quanto stava in loro alla propagazione della fede” (Positio, Proc. Ord. Taurinen.)

Se questa è la norma generale, la normale prassi, la Madre non disdegna affatto di prendersi cura anche in modo più diretto delle persone e delle situazioni. Narra Isabella Baldeschi:

“La Serva di Dio mostrava una contentezza somma allorché poteva a noi insinuare e parlare dei misteri della nostra S. Fede; prendevasi ogni cura delle Neofite, ed una giovane Ebrea fatta cristiana venne a me calorosamente raccomandata mentre abitavamo insieme nel Palazzo Albani, nella mia seconda andata in Roma, affinché l’avessi bene istruita, ed esercitata nelle pratiche di pietà, conducendola ogni sera alla benedizione, e dandole continui religiosi suggerimenti” (Positio, Proc. Ord. Aquipendien.).

Ugualmente si può dire per i malati e i bisognosi; racconta Sr. M. Cherubina della Passione:

“Quanto poi alla carità verso il prossimo, io posso assicurare, che la Serva di Dio la possedeva anche in modo particolare, mentre io la ho sempre veduta impegnatissima nel procurare sollievo ai poveri, quanto lo permettevano le circostanze; e conforto ne’ bisogni spirituali. Ed in specie trovandosi un certo Cherubini d’Ischia, fratello d’una nostra Correligiosa affetto da una grave malattia, quattro o cinque anni prima, che la Serva di Dio passasse all’altra vita, e non avendo questi di che sopperire alle spese vistose, che richiedevansi per la cura, ella si interessò in tutte le maniere, per poterlo provvedere, ed a questo fine chiese consiglio dalle sue correligiose, quindi anche in comune a tutta la Comunità, come anche l’approvazione del Superiore del Monastero; e ciò mediante lo provvide di quanto gli occorse sia per lo viaggio, che dovette fare da Ischia a Roma, dove lo provvide anche di alloggio, e di tutto quello, che gli fu necessario per la cura, sino a che ricuperò la sanità” (Positio, Proc. Ord. Taurinen.).

 

Se i malati e gli Ebrei-Eretici-Infedeli sono le due grandi passioni della Madre, certo ella non esita ad allargare il suo abbraccio orante a tutte le altre necessità della Chiesa e del mondo. 

Più volte nella “Positio” infatti viene testimoniata la sua sensibilità verso le anime dei defunti, le anime del purgatorio, la sua sollecitudine a intercedere anche per i bisogni materiali del Monastero o di chi le domanda aiuto e per i benefattori.

Nel “Direttorio” invece vengono espressamente citati i vantaggi della S. Chiesa, la santità del Clero, la perfezione degli Ordini Religiosi e la pace tra i Principi Cristiani.

 

 

CONCLUSIONE

 

Siamo così giunte al termine di questo “pellegrinaggio” nel cuore della Madre, là dove si consuma il più intimo dei rapporti, quello tra la persona e il suo Creatore-Sposo-Signore.

Fare una sintesi è sempre piuttosto difficile, ma almeno un pensiero-base non è possibile non formularlo.

Personalmente la realtà che sempre impressiona è la sua assoluta familiarità con il Trascendente. In lei non ci sono tracce di soggezione, di paura, di rispetto umano; non è una donna inibita. Il suo motore è l’amore, amore ricevuto e amore donato.

E’ proprio questo amore che fa nascere in lei la confidenza, l’abbandono, l’intimità. 

C’è sì coscienza dell’alterità di Dio, ma l’amore è il ponte che permette l’unione perfetta. 

Tale amore conosce tutte le sfumature, le delicatezze… Le “Aspirazioni amorose” sono la testimonianza più eloquente.

Senza, credo, essere troppo ardite, se chiedessimo alla Madre di porgerci lei un augurio al termine di questo viaggio e all’inizio di una rinnovata partenza nei sentieri della preghiera adorante, forse ci suggerirebbe quella che è stato uno dei suoi sospiri:

“Venite, o mio Gesù, in questa povera anima mia: amiamoci scambievolmente e possediamoci ancora  per sempre, senza mai separarci l’uno dall’altro; regnate Voi in me; io vivrò sempre in voi, unico mio bene, mia beatitudine e unico mio tutto” (Asp. am. n°33).

Con Gesù il Padre, lo Spirito Santo, tutte le schiere angeliche, i Santi e i Beati tutti del Cielo, nonché coloro che sulla terra abbiamo amato e che ci hanno preceduto nella vita eterna: ecco il Paradiso già su questa terra. 

Null’altro ci serve, null’altro desideriamo: qui è tutta la pienezza della gioia.

Gioia che però si fa trampolino di lancio per la missione, lungo i sentieri –certamente da percorrere alla luce del cammino che la Chiesa ha percorso in questi quasi 200 anni dalla morte della Madre, nonché tenendo conto dell’attuale contesto storico, dei bisogni e della sensibilità dell’uomo del nostro tempo- che la Madre ci ha però già indicato.