La storia di Madre Maria Maddalena , la sua vicenda personale e familiare, si intreccia in maniera diretta con quella di Papa Pio VII, della Chiesa e dell’Italia di
fine 1700 - inizio 1800, con quella del Bonaparte. A sfondo la Rivoluzione francese e le Repubbliche giacobine, Parigi, Firenze, Roma, violenze, saccheggi, fame, la Chiesa minacciata da una parte
dall’Illuminismo e dall’altra dal Giansenismo. Nell’epoca del trionfo della razionalità assolutizzata, l’irruzione di Dio nella storia, la Sua volontà di porre, nel centro della cristianità, un’opera
semplice ma autenticamente rivoluzionaria: l’adorazione perpetua del SS. Sacramento. Secondo lo stile di Dio anche la scelta della persona cui affidare la missione: in risposta a Diderot, a Voltaire,
a Rousseau, una donna, certamente non colta, ma innamorata di Gesù. Di contro al sapere enciclopedico - valida opera indubbiamente l’Encyclopédie, ma limitata e limitante -, la sapienza e la fortezza
del Cantico dei Cantici. A risposta della ragione immiserita, decisa a definirsi nei propri limiti e nelle proprie possibilità, indipendentemente da ogni verità che si presenti come innata e/o
rivelata, l’umile inginocchiarsi della creatura davanti al Creatore. Al restringimento del sapere sul modello sperimentale della scienza newtoniana, la conoscenza della fede, che percepisce
nell’Ostia consacrata la presenza reale di Gesù, vero Dio e vero Uomo.
Caterina Sordini - questo il nome da secolare di Madre Maria Maddalena - nasce la sera del 16 aprile 1770 a Porto Santo Stefano, paese di giovane formazione, di circa
700 abitanti, quasi tutti immigrati o dall’isola d’Elba o dal Regno di Napoli. La cittadina è famosa, come del resto tutto l’Argentario, per la pesca del tonno e per la recente scoperta di importanti
banchi di corallo. Questo fa sì che si creino opportunità di lavoro e di sviluppo economico. Porto Santo Stefano fa parte dello Stato dei Presidi di Toscana, ceduto nel 1738 dall’Austria al Regno di
Napoli, Stato di porti e fortezze (tra cui Talamone, Orbetello, Porto Ercole e Monte Argentario); è snodo significativo nel sistema di commerci e comunicazioni marittime tra la Spagna, il Regno di
Napoli e Genova.
Anche la parrocchia in cui la Sordini viene battezzata è di recente formazione, pochi decenni di vita. E’ qui che impara a conoscere e amare in modo assolutamente
particolare Gesù Eucaristia.
La devozione al SS. Sacramento e alla Passione di Gesù in realtà segnano fortemente tutto il 1700 cattolico e costituiscono una delle caratteristiche della Chiesa del
tempo: basta pensare a predicatori quali Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e San Paolo della Croce. Entrambi esercitano molta influenza sull’ambiente in cui la Sordini vive, ma il secondo è punto di
riferimento particolare avendo i Passionisti proprio un convento sopra Porto Santo Stefano.
In questo contesto, nel 1774, viene istituita la Confraternita del SS. Sacramento - peraltro esistente a tutt’oggi -.
La famiglia Sordini è una delle più benestanti della comunità: il padre proviene dall’Elba e la madre dal Regno di Napoli, possiedono diversi stabili e imbarcazioni per
il trasporto di tonni, e cereali, come anche sono impegnati nel commercio del corallo. La loro ricchezza è però condivisa e nella loro casa è continuo il viavai di poveri che chiedono aiuto. Non
mancano le prove, soprattutto il dolore per la morte di alcuni dei figli, in età infantile e adolescenziale.
Caterina non frequenta la scuola, riceve solo qualche nozione da una maestra vicina di casa.
A 16 anni il padre, come usanza del tempo, combina per lei il matrimonio, scegliendo Alfonso Cacece, giovane di Sorrento, di buona famiglia e molto esperto negli affari,
proprietario di navi e commerciante nel Mediterraneo. Le nozze però non possono essere celebrate subito a motivo di un importante lavoro che il futuro sposo deve sbrigare a Costantinopoli; le lascia
però, come pegno, un cofanetto di gioielli.
Una domenica decide di indossare le perle e di andare in chiesa per farsi notare e ammirare. Richiamata severamente dal padre, torna a casa, ma prima di deporre i
gioielli va davanti allo specchio per rimirarsi un’ultima volta.
Così narra don Giovanni Baldeschi, suo primo biografo:
“Avendo uno specchio piuttosto grande, si mise a rimirarsi in quello con molto piacere. Oh meraviglia! Oh stupore! Oh grazia! Da ciò che le apparve, vide, e sentì
interiormente, capì lo sdegno del Signore per le sue vanità, e pel timore cadde tramortita per terra. Rinvenutasi poi tutta piena di dolore, di vergogna di se stessa, e di aborrimento a’ secolareschi
abbigliamenti, si spogliò subito di essi ne domandò a Dio perdono, e rimise nella sua scatola le gioje, vestita del suo abito semplice di casa andò da suo padre, al quale inginocchiata disse: «Babbo
mio beneditemi, eccovi le scatole delle gioje datemi. Esse non sono più per me».
Ella stessa lo racconterà poi alle giovani decise a consacrarsi a Dio, come testimonia Isabella Baldeschi, vissuta per un certo tempo nel Monastero romano fondato dalla
Sordini:
“Disse pertanto che un giorno era innanzi allo specchio per vedersi abbigliata, e vide in luogo della propria immagine quella di Gesù Crocifisso sol capo chino, e tutto
pieno di sangue. Le parlò il crocifisso Signore e le ingiunse di prendere lo stato religioso… Tal visione le rimase sempre viva nella mente, ed in considerazione di tale visione, appena creata
abbadessa nel monastero di Ischia, introdusse l’uso di portare al petto il Crocifisso in ottone su croce di legno, avente il capo chino; e sinché ella visse, mandò da Roma a quelle monache i
crocifissi in quella forma”.
A Ischia di Castro c’è il Monastero in cui la Sordini fa il suo ingresso, dietro indicazione dei Padri Passionisti dell’Argentario: fondato nel 1743 da Suor Lilia del
Crocifisso, vi si osserva la regola francescana, la clausura vescovile e le monache sono impegnate nella educazione della gioventù femminile.
Il 26 ottobre 1788 fa la Vestizione, assumendo il nome di Suor Maria Maddalena dell’Incarnazione, in onore della santa cui è devota a motivo del grande amore di
quest’ultima per Gesù; il riferimento all’Incarnazione è invece per la sua personale devozione al mistero del Natale.
Di quattro mesi dopo, 19 febbraio 1789, è l’episodio che rivela alla Sordini il disegno di Dio su di lei, la sua missione, dando così alla sua vita la svolta decisiva.
La novizia sta pulendo il refettorio. La badessa, passando, le chiede se ha già fatto colazione. Alla risposta negativa di lei, la madre prende un pezzo di pane e glielo porge. Il soprannaturale però
irrompe.
Così narra il Baldeschi:
“Oh, stupore! Oh, meraviglia e grazia della bontà di Dio! Fu all’istante investita da una luce divina, che la rapì in Dio con deliqui di amore, ed in questa intima
unione le si manifestò Gesù, che le fece conoscere la sua santissima volontà, ch’era quella di fare una fondazione di Perpetue Adoratrici, che giorno e notte lo adorassero rinchiuso nel divin
Sacramento dell’Altare prestandogli i loro umili ossequi, lodi e adorazioni nel giorno esposto a Pubblica venerazione, e nella notte chiuso nel Tabernacolo. Le fece altresì conoscere il tempo, in cui
avrebbe potuto farla, ed i mezzi che gliene avrebbe dato, e che questi giammai gli sarebbero mancati. ma che voleva però in questo Santo Istituto tutta la corrispondenza, e quell’assolamento con Lui
Dio del nostro cuore, che rendesse ognuna di loro degna del suo amore, e meritevoli di tutte le grazie, che le avrebbero fatto acquistare le loro mai interrotte adorazioni, e lodi davanti alla sua
Sacramentale Presenza, colle quali sarebbero stati compensati que’ torti ed ingratitudini che gli facevano le creature a tanti benefici fatti ad essi offrendolo di continuo senza mai corrispondere al
sì grande suo amore. Ritornata che fu nè suoi sensi, ne rese alla bontà sua infinite particolarissime grazie, e nella sua umiliazione procurò di attendere sempre più all’osservanza di quelle virtù,
che la rendessero più cara a Dio, e meritevole di quelle grazie che le abbisognavano per resistere alle fiere tentazioni, da cui veniva spesso assalita e tormentata”.
L’episodio è confermato da quattro francescane del Monastero, ascoltate durante la loro deposizione sulla Sordini, nel processo di Acquapendente, come riportato nella
“Positio super virtutibus” per la causa di beatificazione. Sempre nella “Positio”, processo di Torino, è riportata la testimonianza di Suor Maria Cherubina della Passione, nipote della Sordini
(figlia del fratello Giovanni, entrata nel Monastero romano, fondatrice poi del Monastero di Torino), che aggiunge notizie di grande interesse:
“Il Signore le manifestò infine i grandi pubblici avvenimenti che si verificarono poi sul finire del 1700 e all’inizio del 1800; ciò che sarebbe avvenuto in Francia o
per causa dei francesi; la deportazione di Papa Pio VIII ed il suo glorioso ritorno alla Sede di Pietro dopo molte traversie; l’esilio di Firenze che essa avrebbe dovuto subire a seguito
dell’invasione dei francesi in Roma; ma che prima di tutto questo sarebbe stata eletta abbadessa nel monastero di Ischia, dopo però aver ivi sofferto.
Mentre suor Maria Maddalena stava ancora in estasi, circondata da gran luce, ripassarono dal refettorio la madre abbadessa e la sua vicaria, che furono sorprese di
trovarla in tale stato, immobile, col pane alla bocca e la scopa in mano, insensibile a ogni richiamo.
Solo il comando dell’ubbidienza riuscì a scuoterla e farla ritornare in sé. Suor Maria Maddalena allora, interrogata dall’abbadessa, espose con semplicità ciò che Dio le
aveva manifestato riguardo alla istituzione della nuova fondazione; dicendo inoltre che solamente la madre vicaria sarebbe stata ancor viva quando l’opera della Adorazione Perpetua avrebbe avuto
inizio. E dall’epoca in cui fu illuminata riguardo all’Opera fino a quando diede principio alla fondazione, suor Maria Maddalena godette in sé, permanentemente viva, la visione di Gesù in trono di
grazia, con la comunicazione di innumerevoli altre cose relative alla fondazione”.
A eccezione che con la Superiora, la Sordini è molto restia, naturalmente, a parlare sia dell’episodio sia delle sue esperienze spirituali: si limita sempre e solo
all’essenziale.
A Ischia Madre Maria Maddalena vive diciannove anni, fino al 31 maggio 1807 giorno in cui, dopo aver ricevuto la previa approvazione del Papa e i finanziamenti necessari
dal Marchese Negrete - ambasciatore in Portogallo di Carlo IV, re di Spagna -, insieme a don Baldeschi, alle Consorelle Suor Marianna e Suor Maria Clotilde, a un gruppo di giovani e alla benefattrice
Margarita Castiglioni, lascia il viterbese alla volta di Roma. Accolte temporaneamente dalle agostiniane, prendono possesso del Monastero dei Santi Gioacchino e Anna alle Quattro Fontane, in via del
Quirinale 25, l’8 luglio 1807.
La regola viene approvata il 2 febbraio 1808, giorno dell’occupazione di Roma da parte dei francesi. Il Pontefice incoraggia Madre Maria Maddalena a diffondere il culto
eucaristico anche tra i fedeli: approva il nuovo Ordine sotto il titolo del SS. Sacramento, insieme alle Costituzioni, a eccezione della clausura che entrerà in vigore dopo l’emissione dei voti
solenni delle prime monache. Le truppe napoleoniche entrano in Roma mentre Gesù Eucaristia è esposto a pubblica venerazione nella chiesa del Monastero.
La capitale diventa legalmente una città francese dal 10 giugno 1809. Il 6 luglio papa Pio VII viene deportato. Prima della cattura questi manda a chiamare Madre Maria
Maddalena e si intrattiene a colloquio con lei per un’ora; le chiede che cosa sarebbe stato di lui.
Questa la risposta:
“Padre Santo, alla Santità Vostra non manca il coraggio: i francesi La porteranno via come un agnello in mezzo ai lupi, i quali però non potranno nuocerLe; ma poi
tornerà glorioso e in trionfo sul Suo trono”.
Il giorno precedente la deportazione Madre Maria Maddalena fa avvertire segretamente Mons. Pedicini e Giuseppe Evangelisti, uno degli ufficiali dei SS. palazzi
Apostolici, di stare in guardia perché nella notte le truppe di Napoleone avrebbero portato via Pio VII.
Così in effetti accade.
Nonostante l’ondata repressiva e la soppressione di conventi e istituti religiosi, la Comunità delle prime Adoratrici, sebbene a pochi passi dal Quirinale, sfugge al
decreto del nuovo governo, perché l’approvazione è recente e ancora non appare negli elenchi ufficiali.
Madre Maria Maddalena è però oggetto della sorveglianza francese. Nei rapporti della polizia napoleonica si legge:
“Si parla anche di una monaca soprannominata la profetessa d’Ischia, esistente nel convento di Sant’Anna, a cui fanno predire avvenimenti faustissimi al Pontefice e alla
Chiesa. Fu per di lei consiglio che il Papa ha ordinato in tutti i monasteri l’adorazione perpetua del sacramento, di cui non sembra però che le monache siano molto contente, perché debbono
interrompere i sonni loro”.
E’ il 5 marzo 1808.
Ciò nonostante i francesi ancora non intervengono.
La tensione attorno a Madre Maria Maddalena però cresce.
Gli ecclesiastici che non giurano fedeltà a Napoleone vengono costretti all’esilio nell’Italia del Nord o in Corsica, secondo il decreto imperiale del 17 aprile
1810.
Tale il destino di Madre Maria Maddalena: probabilmente il 7 maggio 1811 la polizia perquisisce il Monastero, preludio al suo esilio, alla chiusura del convento e
all’arresto di don Baldeschi. Viene sequestrato un sacchetto di tela con lettere e documenti importanti e un fascicolo riguardante lo spirito della fondatrice, materiale mai più
ritrovato.
Così riferisce il fratello, Giovanni Sordini:
“Quei manoscritti contenevano le interne illustrazioni che essa aveva ricevuto da Dio in rapporto alla fondazione del suo Istituto, nonché altri rilievi che riguardavano
le vicende cui erano andati soggetti i disegni della medesima, come altresì i rapporti tra essa e il confessore Baldeschi; e fra questi manoscritti ebbe anche in mano un foglio nel quale si parlava
del Sommo Pontefice Pio VII, e si prediceva che sarebbe gloriosamente tornato”.
Esiliata prima a Porto Santo Stefano, poi a Firenze, Madre Maria Maddalena vive tempi durissimi: sempre sotto stretta sorveglianza della polizia, viene sospettata di
fomentare il malcontento contro il governo francese. Le viene ordinato di indossare abiti borghesi invece di quello nero delle monache allontanate dai loro monasteri, pena la
fucilazione.
Ospitata, dopo qualche peripezia, dalla famiglia Borghi, riesce infine a trovare una sistemazione più protetta e riservata. La casa si trasforma presto in un centro di
apostolato e spiritualità. Non sono poche le giovani che incontra: si costituisce così il primo nucleo di giovani fiorentine che la seguiranno a Roma, diventando le prime pietre fondanti dell’Ordine
delle Adoratrici Perpetue, come ella stessa aveva predetto.
Il decreto di Gioacchino Murat che permette ai religiosi il rientro dall’esilio è del febbraio 1814. Madre Maria Maddalena non esita a tornare nella capitale e vi
giunge, dopo 6 giorni di viaggio in carrozza, il 19 marzo 1814.
Anche Pio VII ritorna nella Città Eterna, il 24 maggio 1814, al termine di un viaggio trionfale, acclamato perché aveva saputo resistere a Napoleone.
Si ricorda di Madre Maria Maddalena e, dopo la processione tradizionale del Corpus Domini, le invia il cero che ha tenuto in mano durante la celebrazione. Lo stesso anno
il Papa visita il Monastero di Sant’Anna e si intrattiene con la fondatrice; intanto la Comunità, sotto la sua guida, ripristina l’esposizione pubblica di Gesù Eucaristia il 13 luglio
1814.
Il 18 settembre 1817, con una funzione a porte chiuse celebrata da Mons. Menochio, sacrista e confessore di Pio VII, Madre Maria Maddalena, Suor Marianna, Suor Maria
Clotilde e Suor Maria Serafina ricevono l’abito di Adoratrice, scelto sulla base delle indicazioni date dalla fondatrice, che nella visione del 1789 era stata illuminata anche su questo
particolare.
Il 4 ottobre successivo vengono vestite le prime dieci postulanti, con la Chiesa aperta al pubblico.
Il 10 maggio 1818 la Santa Sede approva l’Ordine delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento, la Regola e le Costituzioni.
Il 12 maggio Madre Maria Maddalena e le altre tre sue Consorelle fanno la Professione Solenne come Adoratrici.
L’11 ottobre professano le dieci novizie.
Si dà inizio alla adorazione notturna: le 24 ore sono ora garantite.
Altre giovani vengono ammesse in Comunità: nel 1822 una trentina di persone vivono nel Monastero di Sant’Anna, che inizia a farsi troppo piccolo.
Grazie alla marchesa donna Giovanna Das Minas, appartenente a una delle famiglie più ricche del Portogallo, alla regina Luisa e al re di Spagna Carlo IV in esilio a Roma
per l’invasione del suo Paese da parte delle truppe francesi, Madre Maria Maddalena può iniziare a pensare all’acquisto di un Monastero più ampio alle Tre Fontane.
Il 25 marzo 1823 muore Mons. Menochio; il 20 agosto dello stesso anno passa all’altra vita anche Pio VII.
Fin dal 1820 la salute di Madre Maria Maddalena, già precaria, si aggrava ulteriormente. Scrive al fratello Giovanni l’ultima lettera nel gennaio 1824 in cui lo avvisa
che morirà “alla cascata delle foglie”. Il giorno del suo onomastico chiede un pranzo particolare con tutta la Comunità, durante il quale dà a tutte la notizia.
Il 19 ottobre tiene l’ultimo capitolo per le religiose della Comunità; il 21 ottobre riceve l’Estrema Unzione.
Il 28 novembre il dott. Sciarpa la visita per l’ultima volta, trovandola non a letto, ma su una sedia a motivo dell’asma di cui soffre.
Il 29 novembre sera chiede di indossare la camicia più logora, si mette a letto e domanda di iniziare la recita del Rosario. Al terzo mistero doloroso Madre Maria
Maddalena chiude gli occhi: sono le 23, presenti don Baldeschi, la nipote Suor Maria Cherubina, Suor Marianna e Suor Maria Serafina.
Viene sepolta nella chiesa di Sant’Anna.
Attualmente le sue spoglie mortali sono in via del Casaletto 268, nella chiesa annessa al Monastero della Comunità romana.