INTRODUZIONE

 

Quello della missione è certamente una delle realtà costitutive della vita dell’intera Chiesa. Il mandato missionario infatti è conferito da Gesù stesso ai suoi apostoli poco prima di ascendere al cielo, quando li invita ad andare in tutto il mondo annunciando la Buona Novella del Regno e battezzando nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,18-20; Mc 16,15-18).

A tale mandato la Chiesa mai viene meno, come dimostra l’intera sua storia. Nei secoli infatti fioriscono i più svariati carismi, suscitati dallo Spirito Santo, i quali, ciascuno attraverso la sua propria specificità, evidenziano un particolare aspetto del Vangelo. Nessuno di essi è esaustivo in sé, ma è tassello del Corpo Mistico di Cristo.

E’ esattamente in questa corrente di carità che si inserisce il carisma –e dunque la missione- delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento.

 

 

1. ANALISI DEI TESTI

DI MADRE MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE

 

Per cogliere ciò che lega le Adoratrici Perpetue appunto al fiume di carità che scorre nella Chiesa e ciò che costituisce la loro specificità è opportuno partire dalla analisi dei testi che Madre M. Maddalena dell’Incarnazione –colei che dalla Trinità riceve il dono del carisma specifico- lascia in eredità alle sue figlie.

I testi a cui si fa riferimento sono 3:

  1. L’”Esortazione”
  2. Il “Direttorio” del 1814
  3. Le “Aspirazioni Amorose”

Ecco come si apre l’ “Esortazione”:

“Quando Iddio, Padre di tutti i lumi si degnò farmi capire che facessi questa fondazione sotto il titolo del Santissimo Sacramento […] l’anima mia provò molto contento sul riflesso del gran compiacimento, che avremmo noi a dare a Gesù colle nostre continue e non mai interrotte adorazioni, e con quelle ancora, che con tal mezzo avrebbero potuto fare avanti a Lui le persone del secolo” [capo I].


In queste brevi righe sono già contenuti due aspetti degni di nota. Il primo riguarda strettamente il rapporto tra Gesù e ciascuna Adoratrice e consiste nella gioia che si dà a Gesù quando lo si adora. E’ la gioia di Chi, amando, si vede riamato. Il secondo coinvolge i fedeli laici e riguarda la gioia provata da Gesù quando viene adorato anche dalle persone del secolo.

Madre Maria Maddalena ha concretizzato questa volontà di Gesù in maniera molto puntuale. Per istituire l’Opera della Adorazione Perpetua infatti sarebbe stato sufficiente un monastero di  monache dedite appunto a ciò e non sarebbe stata di alcuna rilevanza l’ubicazione del monastero stesso; anzi, più il luogo è appartato più solitudine e silenzio favoriscono la contemplazione. Madre M. Maddalena opera invece una scelta diametralmente opposta, ubicando il monastero nel centro della città. L’opzione della prima Comunità di Roma diviene norma per tutte le successive fino ai nostri giorni. Il motivo di una tale scelta è proprio l’obbedienza alla volontà di Gesù che desidera essere adorato e dalle monache e dai laici; ancor più, la presenza delle monache, oltre a essere significativa in sé, ha proprio come motivo di esistenza quello di garantire, con il loro esserci davanti al SS. Sacramento –non è infatti possibile esposizione solenne dell’Eucaristia se non è garantita la presenza di una persona in adorazione-, la possibilità dell’adorazione alle persone del secolo. Dunque dove ubicare il Monastero se non là dove la gente vive, cioè nella città?

Questo semplice “esserci”, motivato dalle ragioni suddette, costituisce per le Adoratrici Perpetue il primo aspetto missionario.


Il fatto di vivere in una città e non in un eremo, salva la linea portante e primaria della missione contemplativa e adorante, porta con sè ovviamente la possibilità di incontrare con più frequenza e facilità le persone: l’accoglienza, l’ascolto, la comprensione, la comunione di intenti, l’esortazione si fanno strumenti per una missione certo spicciola e quotidiana, umile, ma non per questo di poca importanza.


Dal contatto con i laici scaturisce poi la possibilità di una proposta di un cammino più profondo e puntuale per chi si sente chiamato a partecipare in modo più stretto al carisma dell’Adorazione Perpetua. Missione delle Monache diventa perciò anche quella di offrire spazi, tempi e modalità perchè tali persone possano compiere questo cammino spirituale.


Una seconda modalità di missione si apre alle Adoratrici quando sono in adorazione davanti all’Eucaristia. Quale contenuto dare infatti alla preghiera? Sempre nell’ “Esortazione” troviamo:

“…che spasimanti per Voi implorano qui in terra lume, vera e stabile conversione agli Eretici, agli Scismatici, agli Infedeli, ai Maomettani, agli Ebrei, agli Increduli, ai Peccatori: conforto ed emendazione perseverante ai penitenti, custodia ai giusti, esaltazione della Santa Chiesa, e propagazione della Santa Fede, pace e concordia fra i Principi Cattolici, salute e prosperità al Sommo Pontefice, assistenza a chi ci guida, contento e vera rimunerazione sì in Cielo che in Terra all’Insigne Benefattore, a tutti eterna salvezza, copiose sopra a tutti, ed a questo Santo Luogo le Celesti vostre Benedizioni” [capo VII].


Eco non diversa è nel “Direttorio” del 1814:

“…procurare, per quanto è possibile dal canto vostro, la salute dell’anime, dirigendo a tal effetto tutte le vostre preghiere, le vostre mortificazioni, tutt’i vostri esercizi, e molto più l’adorazione perpetua a Gesù Sacramentato, che ha per oggetto particolare di pregare per la conversione de’ poveri peccatori, degli Eretici, degl’Infedeli, ed universalmente per tutt’i vantaggi di S. Chiesa; ch’è quanto dire, per la santità del Clero, per la perfezione degli Ordini Religiosi, e per la pace tra i Principi Cristiani” [p.6].

“Vi domandiamo la conservazione del regnante nostro Sommo Pontefice, la pace vera, e perfetta tra i Principi Cristiani, l’estirpazione dell’Eresia, la conversione de Peccatori, la perseveranza de’ Giusti, e l’esaltazione della Santa Madre Chiesa.(p.61)

“…e con fervorosa fiducia supplichiamo per i bisogni di S. Chiesa sua sposa diletta, e Madre nostra amorosa, per la Conversione degl’Infedeli, Eretici, e peccatori, e per la cristiana perseveranza…” [p.73-74].


Nel “Direttorio” è poi espresso un altro anelito della Madre, cioè quello di vedere l’intera umanità inginocchiata in adorazione di Gesù Eucaristia. Vi leggiamo infatti:

“Vi domandiamo finalmente, o Gesù nostro amabilissimo, di dare a noi una viva fede della vostra presenza reale in questo sublimissimo Sacramento, affinché essendone convinte, e pienamente penetrate possiamo in esso conoscervi, adorarvi, ed amarvi nel modo stesso, che voi lo bramate, e con cui siamo noi obbligati a farlo; come ancora di propagare in tutto il cristianesimo l’adorazione perpetua di  Voi Sacramentato nostro Signore, che avete voluta cominciata, e stabilita in questa Capitale del Mondo cattolico, e che, colla vostra grazia, si continui sempre a maggior vostra gloria con tutto l’impegno, acciocché tanti, i quali vivono nel mondo affatto dimentichi di Voi, vi adorino in ispirito e verità in questo Sacramento di amore sino alla consumazione de’Secoli, e così sia” [p.61-62].


Desiderare –e pregare perché ciò avvenga- la propagazione dell’ordine dell’Adorazione Perpetua è dunque far battere il proprio cuore all’unisono con quello di Gesù, che desidera essere adorato come in cielo così in terra [la Madre affida questa preghiera all’intercessione della Madonna, come troviamo scritto nel “Direttorio”: «Sopra tutto dovete pregarla che vi ottenga la grazia finale…come anche la propagazione del vostro Istituto», pag.8].


Ella ben esprime questo anelito sia nel “Direttorio” sia nelle “Aspirazioni Amorose”. 


Nel primo infatti vi troviamo scritto:

“Ah! Sì, Gesù mio, siate da tutti conosciuto, adorato, amato, e ringraziato ogni momento nel Santissimo, e divinissimo Sacramento” [p.40; idem a p.78].

Nelle seconde:

“O amor mio, voi che potete tutto, riscaldate, dilatate, infiammate tutti i cuori verso di Voi, unico nostro Bene” [n°10].

“Gesù mio Sommo Bene, vorrei che tutto il mondo vi amasse, anche a costo di molte pene e della mia vita” [n°14]

Riassumendo, quasi in uno schema, quanto emerge dai testi della Madre, potremmo così presentare: 

 

  1. l’adorazione delle Monache garantisce la possibilità di adorazione ai laici
  2. preghiera per:
    • Eretici
    • Scismatici
    • Infedeli
    • Maomettani
    • Ebrei
    • Increduli
    • Peccatori
    • Atei
    • Bestemmiatori
    • Idolatri
    • Fattucchieri
    • Custodia e perseveranza dei giusti
    • Chiesa
    • Sommo Pontefice
    • Pace tra i Principi Cristiani
    • Santità del Clero e degli Ordini Religiosi

     3) ansia di vedere TUTTI in adorazione di Gesù Eucaristia

 

2. POSIZIONE DELLA CHIESA 

AL TEMPO DI MADRE MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE 

CIRCA LE TEMATICHE ESPRESSE AL N°1

 

Per meglio comprendere Madre Maria Maddalena è forse opportuno tracciare un brevissimo quadro della situazione della Chiesa italiana nel sec. XVIII, in modo tale da poter poi con più facilità far emergere quelle note che la pongono in continuità con il vissuto ecclesiale del suo tempo e quelle che invece risultano sue peculiarità, sottolineature che Dio ha voluto fare nella storia tramite il carisma dell’Ordine delle Adoratrici Perpetue.


Gabriele De Rosa, nel volume “Storia dell’Italia religiosa”, afferma:

“Forse potrà sembrare azzardato affermare che c'è una continuità, di forme e di espressione più che di contenuti, fra la crisi religiosa del XVI secolo, ben al di là della stessa Riforma, e la crisi religiosa che va all'incirca dalla guerra dei Trent’ anni, caratterizzata da una delle più funeste depressioni carica di paure, di fame e di desolazione dell’ Europa al XVIII secolo, alla vigilia del triennio rivoluzionano Dalla meta del XVII secolo, con Alessandro VII, sino alla metà del XVIII secolo, la Chiesa sembra ripiegarsi su se stessa; un cupo pessimismo accompagna la fine della morale benigna. Non bastarono certo i processi dell'Inquisizione né le visite apostoliche, né i sinodi, né la bolla Unigenitus (1713) a contenere il fiume delle voci più diverse di riforma religiosa che attraversarono il cattolicesimo anche nel secolo dei Lumi. Il Giansenismo combatté una guerra dura talvolta ingenerosa, contro il probabilismo, il curialismo e la Compagnia di Gesù: alla lunga non la vinse, ma riuscì rinunciando a poco a poco al modello di Chiesa radicale e all’ idea di un ritorno alla Chiesa primitiva, a realizzare forme di equilibrio fra l'originaria istanza, di alto rigorismo etico e religioso, cristocentrica, e la considerazione più umana della correzione graduale di una pratica religiosa ancora devozionistica, prodotto di antiche compromissioni con il sacro”. (da: AAVV, STORIA DELL’ITALIA RELIGIOSA, Ed. Laterza, 1994; qui: G. De Rosa)


Alla fine del XVIII sec. si è praticamente alla vigilia delle rivoluzioni liberali e del trionfo della borghesia, nutrita di filosofia illuministica. Accanto a ciò però non può essere dimenticata la situazione delle classi popolari –contadini e pastori soprattutto- le quali vivono in uno stato di grande necessità sia umana sia spirituale. Emerge con forza il bisogno di una istruzione religiosa, dunque di sacerdoti ben preparati e fortemente motivati, disposti a stabilirsi tra loro (cfr. G.Orlandi, “Storia dell’Italia religiosa”, id.). E’ in questo contesto che nascono nuovi Istituti Missionari; tra i numerosi citiamo i Passionisti, fondati nel 1728 da Paolo della Croce, perché sono quelli con cui Madre Maria Maddalena stabilisce contatti stretti nell’infanzia e nella adolescenza, avendo essi una loro casa proprio sul Monte Argentario. La loro missione è fortemente cristocentrica, si rivolgono di preferenza alla gente di campagna, adottano un linguaggio che, pur semplice, tenta di stimolare alla riflessione. Nella “Vita illustrata di S. Paolo della Croce” viene riportato un singolare episodio avvenuto trentasette anni prima della nascita di Madre Maria Maddalena proprio a Orbetello. Non è azzardato supporre che la Madre muove i suoi primi passi anche religiosi mentre la memoria dell’episodio è ancora viva: 

“Più numerosi poi furono i prodigi e più straordinarie le conversioni, che si videro nella missione fatta dal nostro Santo [Paolo della Croce] in Orbetello nel carnevale del 1733 (…).

Era la detta Città in quei tempi soggetta a Carlo VI, imperatore d'Austria, e la guarnigione di presidio era composta di soldati tedeschi, tra i quali non pochi eretici. Dato principio alla missione, il comandante generale, signor Marchese d'EspeyoVera, uomo religiosissimo che ben conosceva e stimava Paolo, ordinò ai suoi soldati indistintamente di intervenirvi; ma con quale frutto, se era diverso il linguaggio del missionario? Il Signore però, che voleva la salute di quelle anime, rinnovò nella persona del suo servo i prodigi altre volte operati nella persona degli Apostoli e di altri santi uomini apostolici ; poiché predicando il Santo in lingua italiana era ben inteso da tutti, come essi stessi l'asserivano e dimostravano coi fatti ; mentre quelli che erano infetti di eresia, rimanevano così persuasi e compunti alle sue prediche, che si affollavano intorno al palco, e davanti alla numerosa udienza abiuravano i loro errori nelle mani del santo missionario. Anzi si ha distinta memoria, che ben sessanta di essi, fra luterani e calvinisti, detestando sinceramente i loro errori, abbracciarono la religione cattolica; ed uno di questi, giovane di età, volle ciò fare nella maniera  più solenne ed edificante.Colpito più degli altri dalla luce delle verità evangeliche, salì sul palco, e vincendo quell' umano rispetto, che purtroppo trattiene tanti dal ritirarsi dalla strada dell'errore, nella quale si sono lasciati incautamente trascinare, disse ad alta voce e con accento di profonda convinzione a tutto il popolo commosso: «Io abjuro, detesto ed abbomino la setta, a cui sono  stato aggregato finora, come falsa; riconosco, credo e confesso, che la Chiesa cattolica romana sia la vera Chiesa istituita da Gesù Cristo». Ma non ostante sì luminosi esempi, uno di essi persisteva ancora ostinato nella sua eresia, quando con un prodigio il Signore si compiacque convertirlo. Nell'atto che egli guardava il Crocifisso, col quale alla fine della predica il nostro Santo benediceva 1' uditorio, vide che quella sacra immagine staccò la mano destra dalla croce, e benedisse tutto il popolo. A tal vista il soldato, illuminato interiormente, si compunse, detestò i suoi errori, ed entrò cogli altri nel seno della vera Chiesa” (da: P.C.C.P., Vita illustrata di S. Paolo della Croce, Scuola Tip. S. Caetano, Milano, 1917).

 

 

3. COME MADRE MARIA MADDALENA DELL’INCARNAZIONE

HA VISSUTO LE TEMATICHE EMERSE:

 

Madre Maria Maddalena è donna molto sensibile alle necessità della Chiesa e del mondo del suo tempo. Sfogliando le pagine della “Positio” troviamo infatti una evidente frequenza di identiche sottolineature tematiche.


Tra molte, Sr. Maria Lilia del Costato di Gesù, Consorella di Madre Maria Maddalena nel monastero di Ischia di Castro:

“La serva di Dio anelava assai di vedere promossa la nostra Religione SS, e spesso c’inculcava, e c’infervorava a pregare Iddio per la conversione degli Ebrei e degli Eretici” (Proc. Aquip.)


La deposizione di Isabella Baldeschi dimostra come questa sensibilità permane in Madre Maria Maddalena anche come Adoratrice Perpetua:

“La Serva di Dio mostrava una contentezza somma allorché poteva a noi insinuare e parlare dei misteri della nostra S. Fede; prendevasi ogni cura delle Neofite, ed una giovane Ebrea fatta cristiana venne a me calorosamente raccomandata mentre abitavamo insieme nel Palazzo Albani, nella mia seconda andata a Roma, affinché l’avessi ben istruita, ed esercitata nelle pratiche di pietà, conducendola ogni sera alla benedizione, e dandole continui religiosi suggerimenti” (Proc. Aquip.).


Le fa eco Sr. Maria Cherubina della Passione:

“All'opposto quando intendeva, che la nostra Santa Religione faceva progressi, si rallegrava molto, ed inculcava alle sue religiose di molto pregare per la propagazione della fede. Quando udiva il martirio di qualche ministro della propaganda, ne godeva molto, e diceva; Oh potessi io essere partecipe di simile sorte, ma non lo merito! dove all'opposto molto si affliggeva quando udiva dire, che qualcheduno era passato dalla Religione Cattolica all'eresia.  (Proc. Taur.)   


Le necessità della Chiesa del suo tempo sono dunque ben presenti nel cuore e nella mente di Madre Maria Maddalena. Vibra all’unisono con essa circa l’urgenza missionaria e ha anche ben chiara la modalità con cui rispondere all’appello, modalità determinata dalla sua stessa vocazione di claustrale. Non si tratta però di una preghiera “generica”: Madre Maria Maddalena infatti fa dell’adorazione eucaristica la modalità di orazione precisa e specifica per sé e per l’Ordine che da lei nasce. Stare davanti al SS. Sacramento è il modo proprio per partecipare alla missione della Chiesa universale.


Ancora, la missione è un annuncio il cui contenuto è molto preciso: Gesù Cristo. Madre Maria Maddalena concretizza immediatamente l’annuncio dentro le coordinate specifiche del carisma ricevuto; nel “Direttorio” del 1814 così si esprime:

“Egli infiammi ancora i cuori di tutt’i fedeli, che vorremmo, che pur essi fossero ora qui tutti uniti a noi, in ringraziarvi, in adorarvi, ed amarvi talmente, che mai più foste offeso colle lor colpe” [p.76].


Nel 1° paragrafo si è sottolineata la volontà della Madre di ubicare i monasteri delle Adoratrici Perpetue nel cuore della città. Che tale scelta sia missionaria viene testimoniato da alcuni fatti accaduti proprio nella primitiva Comunità di Roma e riportati nella “Positio”. Depone infatti Sr. Teresa del S. Cuore di Gesù:

“Accadde una volta, che un peccatore trovandosi nella nostra chiesa in tempo della messa conventuale, ed al canto della Salve Regina, la quale in parte si cantava fra la messa, si sentì internamente commosso, e pentito de' suoi peccati per modo, che si convertì, e si diede a menar vita buona. La Serva di Dio, avendo ciò inteso dal Confessore, chiamò tutte le Monache, e ci raccontò il fatto dimostrandosi piena di giubilo e di contento. Ugual giubilo, e contento mostrò pure di provare la Serva di Dio allorché ci raccontò la conversione di un soldato, il quale trovandosi nella nostra chiesa dopo la benedizione, e sentendo a leggere un punto di meditazione, che da noi si suoi leggere ogni sera, diede segni manifesti di pentimento, e si portò quindi a far la sua confessione. Quanto sopra ho deposto in riguardo allo zelo della gloria di Dio, e della salute dell'anime, da cui si mostrò animata la Serva di Dio, colla quale io convissi per lo spazio di dieci anni ed otto mesi circa, fui io testimone oculare; mi venne poi riferito dal P. Baldeschi, da Suor Marianna delle Piaghe, da Suor Maria Giuseppa, che la Serva di Dio dimostrò ugual zelo, e maggior gloria di Dio, e della salute delle anime durante tutto il tempo, che stette nel Monastero d'Ischia” (Proc. Taur.).

 

4. NELL’OGGI:

LE ATTUALI COSTITUZIONI DELLE ADORATRICI PERPETUE 

E IL CONCILIO VATICANO II

 

Gli articoli delle Costituzioni attualmente vigenti nell’Ordine delle Adoratrici Perpetue dedicati alla missione sono il 22, 23, 24 e 25. In essi viene ribadito il fatto che la missione propria dell’Ordine si fonda sull’Eucaristia, mistero che le Adoratrici Perpetue sono chiamate a vivere e a testimoniare. L’ansia missionaria è ciò che vivifica la preghiera e l’immolazione, insieme alla disponibilità ad offrire aiuto concreto alle persone per la preghiera e la vita spirituale. Viene sottolineata anche la disponibilità a fondare nuovi Monasteri in terra di missione.


Se la modalità propria dell’Ordine è l’adorazione eucaristica e se le finalità di tale orazione sono state ben indicate dalla stessa Madre Maria Maddalena, l’atteggiamento con cui esprimere l’ansia missionaria non può non tenere conto di quell’evento dello Spirito che è il Concilio Vaticano II.

Adeguata chiave di interpretazione della nuova sensibilità post-conciliare –sensibilità che si radica certo con soluzione di continuità nel passato, ma si apre anche in modo nuovo al futuro- è quanto espresso nella “Gaudium et spes” ai n° 40 e 44:

“Per svolgere questo compito, è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico. [n°4]

La Chiesa cattolica volentieri tiene in gran conto il contributo che, per realizzare il medesimo compito, han dato e danno, cooperando insieme, le altre Chiese o comunità ecclesiali. [n°40]

Come è importante per il mondo che esso riconosca la Chiesa quale realtà sociale della storia e suo fermento, così pure la Chiesa non ignora quanto essa abbia ricevuto dalla storia e dall'evoluzione del genere umano. L'esperienza dei secoli passati, il progresso della scienza, i tesori nascosti nelle varie forme di cultura umana, attraverso cui si svela più appieno la natura stessa dell'uomo e si aprono nuove vie verso la verità, tutto ciò è di vantaggio anche per la Chiesa.” [n°44]


L’anelito di Madre Maria Maddalena di vedere l’intera umanità in adorazione davanti al SS. Sacramento può già trovare compimento se l’Adoratrice Perpetua si apre e fa spazio in sé a ciò che è espresso sempre nella “Gaudium et spes” al n°1:

“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.


Più volte è emersa la sensibilità della Madre verso gli Ebrei in particolare, ma poi anche verso i musulmani. Al riguardo così il documento conciliare “Nostra Aetate” si esprime:

“La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose. Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.[n°2]

La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà. [n°3]

Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo. [n°4]”


Non meno appassionata è la preghiera per i membri delle Chiese Sorelle e per i cristiani appartenenti alle Comunità della Riforma (che Madre Maria Maddalena chiama rispettivamente “scismatici” ed “eretici”). Nella “Unitatis Redintegratio” così si esprime il Concilio Vaticano II:

“Siccome oggi, sotto il soffio della grazia dello Spirito Santo, in più parti del mondo con la preghiera, la parola e l'azione si fanno molti sforzi per avvicinarsi a quella pienezza di unità che Gesù Cristo vuole, questo santo Concilio esorta tutti i fedeli cattolici perché, riconoscendo i segni dei tempi, partecipino con slancio all'opera ecumenica. 

Per « movimento ecumenico » si intendono le attività e le iniziative suscitate e ordinate a promuovere l'unità dei cristiani, secondo le varie necessità della Chiesa e secondo le circostanze. Così, in primo luogo, ogni sforzo per eliminare parole, giudizi e opere che non rispecchiano con giustizia e verità la condizione dei fratelli separati e perciò rendono più difficili le mutue relazioni con essi. Poi, in riunioni che si tengono con intento e spirito religioso tra cristiani di diverse Chiese o comunità, il « dialogo » condotto da esponenti debitamente preparati, nel quale ognuno espone più a fondo la dottrina della propria comunione e ne presenta con chiarezza le caratteristiche. Infatti con questo dialogo tutti acquistano una conoscenza più vera e una stima più giusta della dottrina e della vita di ogni comunione. Inoltre quelle comunioni vengono a collaborare più largamente in qualsiasi dovere richiesto da ogni coscienza cristiana per il bene comune, e possono anche, all'occasione, riunirsi per pregare insieme. Infine, tutti esaminano la loro fedeltà alla volontà di Cristo circa la Chiesa e, com'è dovere, intraprendono con vigore l'opera di rinnovamento e di riforma.(…) I fedeli cattolici nell'azione ecumenica si mostreranno senza esitazione pieni di sollecitudine per i loro fratelli separati, pregando per loro, parlando con loro delle cose della Chiesa, facendo i primi passi verso di loro. E innanzi tutto devono essi stessi con sincerità e diligenza considerare ciò che deve essere rinnovato e realizzato nella stessa famiglia cattolica, affinché la sua vita renda una testimonianza più fedele e più chiara della dottrina e delle istituzioni tramandate da Cristo per mezzo degli apostoli. [n°4]

Bisogna conoscere l'animo dei fratelli separati. A questo scopo è necessario lo studio, e bisogna condurlo con lealtà e benevolenza. I cattolici debitamente preparati devono acquistare una migliore conoscenza della dottrina e della storia, della vita spirituale e liturgica, della psicologia religiosa e della cultura propria dei fratelli. A questo scopo molto giovano le riunioni miste, con la partecipazione di entrambe le parti, per dibattere specialmente questioni teologiche, dove ognuno tratti da pari a pari, a condizione che quelli che vi partecipano, sotto la vigilanza dei vescovi, siano veramente competenti. Da questo dialogo apparirà più chiaramente anche la vera posizione della Chiesa cattolica. In questo modo si verrà a conoscere meglio il pensiero dei fratelli separati e a loro verrà esposta con maggiore precisione la nostra fede” [n°9]


Anche nel recente documento “Verbi Sponsa” è ribadita la missione specifica affidata alle claustrali; vi leggiamo infatti:

“Il contributo concreto delle monache all'evangelizzazione, all'ecumenismo, allo sviluppo del Regno di Dio nelle varie culture, è eminentemente spirituale. [..] E poiché chi diventa assoluta proprietà di Dio diventa dono di Dio a tutti, per questo la loro vita « è veramente un dono che si situa al centro del mistero della comunione ecclesiale, accompagnando la missione apostolica di quanti si affaticano nell'annuncio del Vangelo ». 

Soltanto nella prospettiva della vera e fondamentale missione apostolica loro propria, che consiste nell'« occuparsi di Dio solo », i monasteri possono, nella misura e secondo le modalità che convengono al proprio spirito e alla tradizione della propria famiglia religiosa, accogliere quanti desiderano attingere alla loro esperienza spirituale o partecipare alla preghiera della comunità. Con animo libero e accogliente, « con la tenerezza di Cristo », (52) le monache portano in cuore le sofferenze e le ansie di quanti ricorrono al loro aiuto e di tutti gli uomini e le donne. Profondamente solidali con le vicende della Chiesa e dell'uomo d'oggi, collaborano spiritualmente all'edificazione del Regno di Cristo perché « Dio sia tutto in tutti » (1 Cor 15, 28).” [n°7-8].


Sia in relazione al dialogo ecumenismo sia a quello interreligioso, proprio per la particolare sensibilità mostrata da Madre M. Maddalena, alle Adoratrici Perpetue è dunque chiesta innanzitutto una formazione personale adeguata, consistente in una conoscenza comparata della tradizione Occidentale e di quella Orientale (patrologia, liturgia, vita monastica, cristologia, pneumatologia, mariologia, ecclesiologia, ecc); studio ovviamente effettuato su testi non solo di matrice cattolica, ma anche delle Chiese Sorelle, delle altre Comunità cristiane come, infine, delle altre tradizioni religiose.


Soprattutto per quanto riguarda il dialogo ecumenico, è importante anche la conoscenza personale con fratelli delle Chiese Ortodosse e delle Comunità della Riforma; presso il Monastero o la Chiesa delle Adoratrici Perpetue possono essere organizzati momenti di scambio di esperienze, di confronto su tematiche varie (seminari, conferenze, manifestazioni varie, ecc), nonchè incontri di preghiera vissuti insieme, allargati naturalmente anche ai laici.


Non  esula dalla loro vocazione contemplativa la partecipazione, nelle modalità ovviamente compatibili con la vita di clausura, alle iniziative diocesane o comunque del territorio.

 

Un’ultima sottolineatura è quella circa l’attenzione che Madre Maria Maddalena riserva all’ambito della politica. La sua storia personale infatti la porta ad avere contatti –diretti e/o mediati- con esponenti di tale mondo e più volte prega ed esorta a pregare per i Principi cristiani, perché garantiscano uno stato di tranquillità, in modo che la vita quotidiana possa fluire tranquilla. Tra infiniti, citiamo il messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della Pace 2004, nel quale viene sottolineata, tra l’altro, l’importanza della preghiera:

“Rilevante è stato, nel corso dei secoli, il contributo dottrinale offerto dalla Chiesa, mediante la riflessione filosofica e teologica di numerosi pensatori cristiani, per orientare il diritto internazionale verso il bene comune dell'intera famiglia umana. In particolare, nella storia contemporanea i Papi non hanno esitato a sottolineare l'importanza del diritto internazionale quale garanzia di pace, nella convinzione che «  un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace  » (Gc 3,18). Su tale via è impegnata, mediante gli strumenti che le sono propri, la Chiesa, alla luce perenne del Vangelo e con l'ausilio indispensabile della preghiera”. [n°8]


Se la preghiera è sempre e comunque il primo e fondamentale aspetto della vocazione delle Adoratrici Perpetue, è buona cosa se ad essa fa seguito l’impegno per una conoscenza adeguata delle contemporanee correnti di pensiero, come anche la loro disponibilità per incontri, scambi, confronti su temi di comune interesse.

 

La moderna tecnologia infine, oltre a quella più tradizionale dell’editoria,  offre preziosissimi strumenti che permette alle Adoratrici Perpetue di portare il proprio contributo culturale e spirituale per la rievangelizzazione della società e la partecipazione alla costruzione della civiltà dell’amore. Questo sito web è testimonianza concreta.