“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

 

E’ con questa promessa che, secondo l’evangelista Matteo, Gesù lascia i suoi, in Galilea, prima di ascendere al Cielo.

Certi della verità di questa Sua promessa, non possiamo però non domandarci: “Dove, Gesù, noi oggi, ora, ti possiamo incontrare?”.

Nella Sua Parola, già sua presenza, troviamo ogni risposta…

“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”: dunque Gesù è presente nella Comunità, là dove i fratelli vivono il comandamento dell’amore scambievole -giacché questo è essere uniti nel Suo Nome - .

“Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatta a me”: Gesù è presente nei poveri, in chi è bisognoso nel corpo o nello spirito…

“Chi ascolta voi, ascolta Me”: Gesù è presente nell’autorità, in chi lo Spirito Santo ha scelto perché presieda nella carità…

“Se uno mi ama, noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di lui”: l’anima di ogni uomo è luogo dell’incontro con Gesù e, in Lui e per mezzo di Lui, con l’intera Trinità.

 

C’è tuttavia una presenza che è la presenza per antonomasia, il luogo dove Gesù è presente vero Dio e vero Uomo, Corpo e Sangue, Anima e Divinità: è l’Eucaristia. E’ a questa presenza che le Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento sono volte in maniera radicale, assoluta e totalizzante. Nelle attuali Costituzioni , all’art. 22, leggiamo infatti: 

“ Sull’Eucaristia ‘fonte e culmine di tutto il culto della Chiesa e di tutta la vita cristiana’ si fonda la missione dell’Ordine delle Adoratrici Perpetue, e da essa prende la propria fisionomia e lo spirito caratteristico. Consacrate al Mistero eucaristico, le Adoratrici hanno in esso ‘dove vivere e donde vivere; ad esso perciò si accostino, credano, si incorporino per essere vivificate’ ”.

 

La devozione al SS. Sacramento ha radici antiche nella Chiesa, radici che affondano nella fede non solo della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia durante la Celebrazione della Messa, ma della Sua permanenza sotto le Sacre Specie oltre la Celebrazione stessa. Tale devozione ha conosciuto tempi di grande splendore, a cui sono succeduti altri di minor fervore, con quella altalena tipica che caratterizza tutti gli eventi umani. Anche nella seconda metà del 1700 non erano assenti Confraternite laicali come anche Ordini religiosi che zelassero il culto eucaristico. A Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, che ben conosce la di loro esistenza, questo non sembra bastare. Dice infatti nel suo “Direttorio” del 1814: “L’esperienza, in Gesù Cristo carissime, ha fatto sempre vedere, che nonostante moltissimi sieno coloro che entrano nella Confraternita del SS.mo Sacramento col desiderio di attendere a fare un’ora di adorazione a Gesù Sacramentato, pure pochi sono quelli che persistono a questa buona volontà.[…]

I detti Adoratori, senza una direzione che li obblighi, ma lasciati in propria libertà, sono soggetti a raffreddarsi…” 

E più in là: “Io so esservi alcuni Istituti di Religiose, e queste sono le Benedettine, Orsoline, ecc che da gran tempo praticano questa devozione [dell’adorazione eucaristica, ndr] e che ricevono ancora degli Associati; ma questo esercizio non è che un accessorio al fine principale del loro Istituto, di modo che quando hanno qualche giusto motivo lasciano questa buona pratica, né pertanto cessano d’essere Benedettine, Orsoline, ovvero altre religiose conforme al loro Istituto” (pag. 21 e 23).

Gesù infatti, il 19 febbraio 1789, le aveva mostrato con chiarezza la Sua volontà: una adorazione ininterrotta, gli uomini come gli angeli, in terra come in cielo.

Per questo, sempre nel “Direttorio” del 1814, così la Madre si esprime: 

“Se voi, che siete ora stabilite qui in Roma, abbandonate tale esercizio[dell’adorazione eucaristica, ndr], manchereste al vostro S. Istituto, e rinunziereste a tutto quello che avete promesso di fare in quest’Ordine del SS.mo Sacramento, ed al fine che avete avuto di abbracciarlo”

 

Ma… che cos’è l’adorazione eucaristica? Cosa significa adorare Gesù presente nel SS. Sacramento?

L’adorazione eucaristica ha come presupposto unico la fede, il credere che Gesù è veramente, realmente, sostanzialmente presente sotto le Specie del Pane consacrato, non perché i nostri sensi colgono la Sua presenza, ma perché così Gesù stesso ha detto. 

Già S. Tommaso lo affermava nel da tutti conosciuto “Adoro te, devote”. 

Non diversa eco è quella di Madre Maria Maddalena: 

“E’ ben vero, o Gesù mio, che tu stai qui in modo a noi miserabili creature incomprensibile (il che forma il grande oggetto della nostra fede, essendo un tal mistero totalmente superiore al nostro corto intendimento), e però io non vado dietro ai miei sensi che non possono vedere che le apaprenze del pane, sotto le quali Tu ti nascondi. La Tua Parola, o Verbo increato, o Verità infallibile, mi basta. Tu hai detto: ‘Questo è il mio Corpo’, io altro non cerco, perché lo hai detto Tu, e sono pronta a dare anche la vita per la confessione di una tale verità”. 

 

Fatta dunque questa fondamentale premessa di pura fede, possiamo affermare che l’adorazione eucaristica è il rapporto con Gesù che crediamo presente nell’Ostia Santa. La Madre apre il “Direttorio” con una pagina particolarmente bella, nella quale suggerisce un po’ come la nota, la tonalità sulla quale deve svilupparsi il rapporto con Gesù Eucaristia. Ella così fa esprimere Gesù: 

“Ah! Sì (dice a voi Cristo Gesù), o mie Spose e dilette figlie delle mie piaghe, venite a me innanzi a questo augusto mio trono, ove mi sono assiso per prestare appunto amorosa Udienza alle vostre suppliche e per porgere pronto soccorso alle vostre ed altrui indigenze. 

Voi già sapete che dall’altar del Calvario mi trovo in questo altare Eucaristico; vittima sanguinolenta ivi fui a vostro riscatto, qui Ostia incruenta per vostro amore.

Venite… poiché son Io quel vostro Sposo, quel redentore, quel padre e quel vostro Dio, che essendo voi dubbiose, mi farò vostro consigliere, se afflitte vostro consolatore, se timorose vostro conforto, se tribolate vostro avvocato, nei vostri obblighi aiuto, e contro i vostri nemici protettore e difesa.

Io stesso vi servirò di cibo se siete fameliche, di bevanda se siete sitibonde, di sicuro ricovero se siete perseguitate.

Corteggiatemi dunque esposto nel dì a pubblica venerazione e nella notte chiuso nel tabernacolo.

Date questo compiacimento al divino mio cuore: onorate così il mio sacramento, e vi prometto che sarò sempre ogni vostro sollievo in vita, ogni vostro conforto in morte ed ogni vosta beatitudine in Cielo.

Venite… e siate le adoratrici perpetue di Me amore vostro Sacramentato…”.

E’ la nota dell’amore, dell’amore appassionato dello Sposo e della Sposa, dell’amore fiducioso e confidente del bimbo che tutto si abbandona nelle braccia di colui dal quale sa di essere amato senza riserva.

Dopo di che la Madre lascia libere le sue figlie di effondere la loro anima davanti al SS. Sacramento, assecondando i moti e i suggerimenti dello Spirito. 

Avendola chiamata Gesù a essere Fondatrice di un Ordine –e dunque depositaria di un carisma- ella è non solo Madre ma anche Maestra. Sapendo che la natura di ciascuno di noi è fragile, che con facilità alterniamo momenti di entusiasmo spirituale ad altri di aridità, che alle illuminazioni dell’anima seguono le purificazioni,  ella non disdegna di stendere alcune preghiere, note come “Atti”, nelle quali suggerisce alcuni temi di riflessione orante. 

In essi si parla di umiltà, di contrizione, di fede, di ammirazione, di adorazione, di riconoscenza, di amore, di desiderio, di speranza, di offerta, di unione, di imitazione, di domanda e di ringraziamento. Non sono trattati spirituali e nemmeno riflessioni, sono colloqui dell’anima con Gesù, messi per iscritto dalla Madre e consegnati come dono di amore alle Figlie e, attraverso loro, a tutti coloro che desiderano stringere la sua mano tesa per camminare verso Gesù Eucaristia.

Per dare un piccolo assaggio del tono d’amore confidenziale e appassionato della Madre verso Gesù, ecco alcune sue espressioni, tratte appunto dagli “Atti”:

 

Sì, o mio Signore, tutte le creature ti lodino secondo il potere che hai dato loro e ti ringrazino per me del dono di tutto te stesso che ti sei degnato farmi. Ma Tu soprattutto, o mio incomparabile Salvatore ringraziati da te stesso per questa prova del tuo amore, la più grande di tutte le altre. Io intanto con le mani del cuore prendo quel sacro Ostensorio dove sei rinchiuso, lo alzo con trasporto d'amore verso il cielo e te l'offro in rendimento di grazie per un favore così straordinario della tua bontà.

Possa pur io vederti, goderti e benedirti per tutta l'eternità in Paradiso, dopo averti qui in terra adorato, lodato e ringraziato ogni momento nel santissimo e divinissimo Sacramento.

 

Io Ti adoro non solamente nell'Ostia esposta in questa nostra chiesa, ma anche in tutte le altre Ostie consacrate della cristianità. in unione con tutti quelli che Ti adorano e amano.

O Gesù amabilissimo, avvalora la mia fede e infiamma il mio cuore così che io possa degnamente fare ciò che Tu vuoi da me particolarmente nel tempo in cui Ti adorerò. 

 

Sì, mio  Signore: io non ho che un cuore e questo è tutto per te.  Gesù mio, io amo e adoro la tua infinita Divinità, la tua SS. Umanità, il tuo Corpo, il tuo Sangue, la tua anima  tutto quanto di sublime c’è in questo divin Sacramento.  

 

Sfogliando sempre il “Direttorio” ci imbattiamo anche in alcune pagine particolarmente interessanti nelle quali la Madre fa delle importanti sottolineature.

Madre Maddalena afferma che molte e sante sono le devozioni raccomandate dalla Chiesa, tuttavia ve ne é una che tutte le supera in santità e gloria –nonché in vantaggio ai fedeli- ed è quella che si pratica verso il SS. Sacramento. Lo è per il semplice fatto che essa è rivolta in maniera diretta e immediata verso la persona di Gesù, il quale, dopo la sua Incarnazione e ascensione, dimora sì in Cielo, ma anche, contemporaneamente e sempre, sulla Terra, proprio per nostro amore.

Ma perché “per amore”? Quale motivo ha l’amore? Già il Padre della Chiesa S. Bernardo aveva affermato che l’amore non ha altro motivo che se stesso, che si ama per la gioia di amare e di essere amati, che l’amore reciproco ha significato in se stesso in quanto tale, amore.

E la Madre non esita a mettere in bocca a Gesù queste parole: 

“Non mi guardate già come Io sia lontano da voi. L’aria che voi respirate in questa Chiesa passa, Io soltanto risiedo costantemente sotto queste specie, realmente presente, ma invisibile, affinché voi mi guardiate con gli occhi della fede. 

Questo è il motivo per il quale Io mi sono posto nelle vostre Chiese, come in un luogo di misericordia.

Io qui vi attendo con pazienza, vi ricevo con amore a preferenza di tanti altri, ed Io qui rimango ancora dopo che voi ve ne siete andati, lasciando a voi il desiderio di presto tornarvi.

Io dall’alto dei Cieli potrei fare a prò vostro quello che faccio, senza tanto abbassarmi sulla terra, ma mia delizia è di stare con quelli che mi amano e sino alla consumazione dei secoli.

Io starò in questo abbassamento affinché tutti vengano a trovarmi quando vogliono”.

Sì, l’amore altra ragion d’essere non ha che se stesso.

L’amore fa gli amanti simili, la sposa simile allo Sposo…il cuore della sposa all’unisono con quello dello Sposo… Come dice S. Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”.

Per questo l’adorazione eucaristica, perché incandescente dell’amore reciproco tra la persona e Gesù, non può non assumere dei colori particolari. 

Le attuali Costituzioni delle Adoratrici bene lo esprimono nell’art. 26

Il linguaggio è giuridico, ben lontano da quello affettivo-mistico della Madre. 

Cerchiamo di fare uno sforzo per andare al di là della forma e cogliere la sostanza.

Dunque così vi si legge:

“Con l'aiuto divino le Adoratrici si lascino permeare dal senso ecclesiale; e alimentino nella preghiera contemplativa lo spirito  proprio   della   loro   vocazione,   consapevoli sempre che la missione cui Dio le ha chiamate con l'appartenenza al S. Ordine, è quella di essere, nella solenne e continua adorazione del SS.   Sacramento, in aiuto   della Chiesa.

Con Gesù che:

1 — adora

Gesù è il primo e perfetto adoratore del Padre.

Nel compiere il proprio turno di adorazione, le monache Adoratrici si uniscano quindi, con piena adesione di cuore e di spirito, a Cristo presente nell'Eucaristia, per rendere con Lui e per Lui al Padre nello Spirito Santo, lode, adorazione, gloria e azioni di grazie.

2  — intercede

Gesù intercede quale avvocato per i fratelli presso il Padre. Le Adoratrici, in unione a Lui, implorino grazia e misericordia per se stesse, per tutta la Chiesa e il mondo intero. Invochino perchè sia concessa conversione ai peccatori, perseveranza ai giusti, luce a coloro che vivono nella ignoranza o nell'errore e affinchè tutti gli uomini si uniscano in un solo ovile sotto un unico pastore. In questa preghiera di intercessione seguano gli impulsi dello Spirito Santo che vive e prega in noi.

3  — ripara

Nell'Eucaristia Cristo è anche il grande riparatore. Le Adoratrici entrino dunque in quel Cuore divino per offrire i suoi stessi sentimenti e il suo Sangue purissimo e così rendere con Lui al Divin Padre un culto infinito e una riparazione sovrabbondante .

4 — ringrazia

Gesù Eucaristia è il « grazie » per eccellenza.

Le Adoratrici si uniscano a Lui e per Lui rendano grazie al Padre nello Spirito Santo per gli ineffabili beni elargiti agli uomini nella creazione e nel mistero pasquale. E' questo anche un rendere grazie al Figlio per averci redenti con la sua morte e resi partecipi della sua vita immortale.

Le Adoratrici ringrazino vivamente Dio che si è degnato di fissare per sempre il suo tabernacolo in mezzo agli uomini e nel lodarlo, ringraziarlo e dargli gloria, imparino sempre meglio a corrispondere alle esigenze del suo amore”.

 

Amare significa desiderare di vivere continuamente uno alla presenza dell’altro. Naturalmente non è possibile trascorrere tutte le 24 ore alla presenza fisica di Gesù Eucaristia, perché siamo uomini e non angeli. L’allontanarsi del corpo non significa però in alcun modo venir meno all’unità dell’anima con Gesù, a patto che essa sia coltivata e custodita non “nonostante”, ma “dentro” le vicende del vivere quotidiano. Questo significa intraprendere un cammino che porti a vivere con consapevolezza sempre maggiore “l’essere sempre in due, la persona e Gesù”, offrendo ogni respiro, ogni battito del cuore, come “sacrificio spirituale a Dio gradito”, come dice l’Apostolo. 

Le intere 24 ore perciò sono chiamate a divenire offerta: offerta delle gioie, dei dolori, delle fatiche, dei disagi, delle riuscite… e anche dei peccati.

 

La Madre dice anche di considerare una grazia il fatto di essere chiamati da Gesù a vivere in una Comunità in cui è possibile avvicendarsi nel turno di adorazione, perché questo permette una preghiera ininterrotta 24 ore su 24, giorno e notte. Lo è sicuramente, non solo per chi Gesù chiama a vivere nel Monastero, ma anche per la città in cui il Monastero è ubicato. Si sa infatti che i Monasteri delle Adoratrici non sono mai in luoghi sperduti, isolati, che favoriscono magari la contemplazione a l’isolamento con Dio. Al contrario, essi sono nel cuore delle città, la dove le persone vivono, lavorano, soffrono e amano. Questo fin dalla prima fondazione del Monastero romano, ubicato nei pressi del Quirinale. La nostra scelta infatti è certo quella di una vita monastica in un Ordine dedito interamente alla vita contemplativa, ma la nostra clausura ha come sua finalità quella di garantire l’adorazione perpetua –cosa pressoché impossibile là dove sussistono attività apostoliche- . La presenza continua di una monaca davanti al SS. Sacramento permette dunque una Solenne esposizione, dunque la possibilità per i fedeli di entrare in Chiesa e trovarvi Gesù “assiso in trono di misericordia”, come dice la Madre, e non chiuso nel Tabernacolo. E quale dono sia questo lo comprendiamo tutti, non per ragionamento, ma per esperienza diretta.

 

Così procedendo siamo giunti a toccare anche l’aspetto cosiddetto “missionario” delle Adoratrici Perpetue;

sintetizzando e schematizzando, abbiamo 

  • la missionarietà legata alla fecondità, misteriosa ma reale, della preghiera; 
  • la testimonianza fino all’effusione del sangue della fede nella presenza reale di Gesù nel SS. Sacramento; 
  • il dare la possibilità ai fedeli laici di adorare Gesù solennemente esposto; 
  • animare il culto eucaristico e la liturgia, naturalmente facendo uso di tutti quei mezzi che sono tipici o comunque adeguati a una vita di tipo esclusivamente contemplativo.

 

Un’ultimo punto resta a da toccare. 

Se ci fosse una monaca che ogni giorno è fedele al suo turno di adorazione, che vive con partecipazione la vita liturgica in un Monastero in cui è offerta anche ai fedeli laici la possibilità di adorare Gesù Eucaristia e celebrarne le lodi, che coltiva una profonda unione con Dio, che osserva la sua Regola… ella sarebbe una Monaca devota a Gesù Eucaristia, ma non ancora una Adoratrice Perpetua.

Con tanta chiarezza infatti la Madre si esprime al riguardo, sempre nel suo “Direttorio”:

“Si può dire ancora che in questo S. Istituto ciascheduna Religiosa venga a fare in qualche maniera una perpetua adorazione a Gesù nel SS. Sacramento, benché sia fuori del suo turno, mentre a dire di S. Giovanni Crisostomo, la carità, ch’è virtù unitiva, di molte persone che amano ne forma una sola; cosicché, essendosi tutte unite insieme per una santa mozione e pio affetto che le trasporta verso questo mistero di adorare il Signore senza intermissione, esse altro non sono che un corpo mistico ed una sola persona ai piedi del Sacro Altare, di maniera che in qualunque degli uffici si trovino le Consorelle religiose, possono stare pur contente al pensiero che una di loro sta davanti al Signore, che lo adora, lo ama, che sta pregando per loro, e che esse stesse in qualche modo stanno a pregarlo insieme con lei, ad adorarlo e ad amarlo”. 

Dunque si è Adoratrici Perpetue solo ed esclusivamente se si è legate l’una all’altra con il vincolo della carità, quella carità che, di molti, fa una cosa sola… esattamente come i chicchi di grano che, uniti e macinati, formano un unico pane. E’ dunque l’amore reciproco la condizione indispensabile per essere delle Adoratrici Perpetue.

Ma si arriva qui alla sempre identica verità: Dio è Amore, tutto si dona a noi nel Sacramento dell’Amore perché anche noi possiamo tutte donarci a Lui e alle Sorelle per amore, in una donazione d’amore reciproca che genera la Sua presenza mistica, che fa di noi un Corpo solo, in Lui. 


A pieno titolo perciò l’Eucaristia non può che essere definita SACRAMENTO DI UNITA’.