1,6-8

Ἐγένετο ἄνθρωπος, 

ἀπεσταλμένος παρὰ θεοῦ, 

ὄνομα αὐτῷ Ἰωάννης·

7 οὗτος ἦλθεν εἰς μαρτυρίαν

ἵνα μαρτυρήσῃ περὶ τοῦ φωτός,

ἵνα πάντες πιστεύσωσιν δι᾽ αὐτοῦ.

8 οὐκ ἦν ἐκεῖνος τὸ φῶς, 

ἀλλ᾽ ἵνα μαρτυρήσῃ περὶ τοῦ φωτός.

In questo 4° incontro sul Vangelo di Giovanni prendiamo in considerazione i vv. 6-8 del Prologo.

Il passaggio dai versetti precedenti a questi è piuttosto netto. Prima si era nel “regno dell’essere”: il verbo ricorrente era appunto “era”, ἦν; ora si passa al “regno del divenire”: il verbo greco utilizzato è  ἐγένετο, che viene dal verbo γίγνομαι.

In più c’è un cambio del tempo verbale: si passa dall’imperfetto all’aoristo, cioè dal perdurare nel tempo a una azione puntuale nella storia. Tale accadimento nel passato inoltre ha un nome preciso: Giovanni. 

Nel quarto vangelo, come abbiamo già avuto modo di accennare, Giovanni non è presentato tanto nel suo ruolo storico, bensì viene presentato come testimone della luce, inviato da Dio; riguardo quest’ultimo aspetto, solo di Gesù e dello Spirito si dice che sono inviati da Dio. Questo getta una luce molto particolare sulla relazione Giovanni-Gesù: se in Lc 7,18ss sembra esserci una sorta di “dubbio di fede”, in Gv 1,31 e 1,33 si comprende chiaramente che è non-piena-conoscenza del mistero della persona di Gesù.

Sempre riguardo Giovanni, si dice che è ἀπεσταλμένος: è il participio medio-passivo del verbo  ἀποστέλλω, che significa mandare, inviare. Esso ha la sfumatura del “termine verso il quale”, della missione, dello scopo, del fine del mandato, dell’incarico connesso all’invio.

Relativamente ai versetti che si stanno esaminando, tale sfumatura dell’invio è espressa nel v.7 per 3 volte nel verbo μαρτυρέω/nel sostantivo μαρτυρία: oggetto della testimonianza di Giovanni è la luce; lo stesso concetto è ribadito al v.8 in maniera esplicita dalla congiunzione consecutiva ἵνα.

In pochi versetti viene così reso esplicito quello che era stato detto nel 1° incontro: quello di Giovanni è un vangelo testimoniale, che riflette profondamente sul valore della testimonianza nell’esperienza della fede cristiana: il termine μαρτυρία è presente 17 volte e il verbo μαρτυρέω 33. Il Giovanni di cui si parla nel prologo è il primo testimone che permette al lettore del vangelo di vedere quello che ha visto lui; la sua missione di rendere testimonianza alla luce ha per finalità di portare gli uomini alla fede. Il verbo utilizzato è  πιστεύσωσιν, che è un congiuntivo aoristo: il tempo aoristo indica una azione momentanea, puntuale. Il che significa dunque che compito di Giovanni è portare il lettore del vangelo  al momento iniziale della fede. Nel quarto vangelo non vi è all’inizio una predicazione di conversione (Giovanni non è detto il Battista), ma l’annuncio affinché si creda in quella luce che ha brillato fin dall’inizio della creazione del mondo. Questa sottolineatura non è da poco: Giovanni  non testimonia ancora la fede nel Verbo Incarnato, ma nel Logos eterno, che supera ogni particolare situazione storica. In questo senso il πάντες presente al v. 7 indica proprio “tutti”, al di là di ogni barriera storica e geografica, e non solo i contemporanei-conterranei di Giovanni. Allora Giovanni diventa il rappresentante di tutti i testimoni nel mondo della presenza della luce divina.

In greco c’è, al v. 7, un δι᾽ αὐτοῦ; è un genitivo che può essere sia maschile sia neutro.

Se lo si intende come maschile, si traduce come “per mezzo di Giovanni”; questa la scelta fatta dalla CEI. Se lo si legge come neutro – cosa corretta sia dal punto di vista grammaticale-sintattico sia dal punto di vista ermeneutico – si traduce come “per mezzo della luce”. Questa seconda possibile traduzione può essere motivata dal fatto che già al v. 3 era presente un δι᾽ αὐτοῦ riferito al λόγος, cioè alla luce a cui Giovanni rende testimonianza. Sviluppando ulteriormente il concetto: è impossibile che l’annuncio testimoniale di una sola persona porti tutti gli uomini alla fede, ma tutti coloro che giungono alla fede  lo fanno grazie alla luce, presente fin dall’inizio della creazione, donata loro da Dio. 

Un’ultima considerazione: il v. 8 potrebbe celare una qualche polemica anti-giovannea: c’erano infatti, nel I secolo, circoli di persone che ritenevano Giovanni pari o addirittura superiore a Gesù. Qui viene espresso con chiarezza che Giovanni è testimone della luce, che è solo Gesù. Però la sua funzione di testimone è eccezionale, la sua missione proviene direttamente da Dio, al punto tale da potersi porre tra il Λογός e l’umanità.