Gv 1,35-51

Testo CEI 2008          

35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». 37 E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». 39 Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» 42 e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».
43 Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: «Seguimi». 44 Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. 45 Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». 46 Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47 Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». 48 Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». 49 Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». 50 Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». 51 Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

 

I versetti precedenti sempre del cap. 1 di Gv (19-34) riguardavano la testimonianza di Giovanni si Gesù. Ora invece a diventare protagonista della scena è Gesù in persona. In realtà Giovanni è ancora presente sulla scena, ma fa come da sfondo: ha indirizzato i suoi discepoli a Gesù e ha dato la sua testimonianza, per ora il suo compito è terminato.

Il brano che prendiamo in considerazione è diviso in due parti: un primo giorno in cui viene narrata la vocazione dei primi tre discepoli (vv. 35-39), un secondo giorno sempre a tema vocazionale con la chiamata di altri due discepoli (vv. 43-51)

 

Introduzione

Le due sezioni hanno delle caratteristiche comuni:

  • Una persona incontra Gesù e poi lo presenta a uno o due altre 
  • Sono presenti verbi caratteristici: 
  1. Vedere/fissare lo sguardo (vv. 36.38.39.42)
  2. Trovare (vv. 41.43.45)
  3. Rimanere (vv. 38.39)

C’è una evidente dipendenza dai Sinottici (Mc 1,16-20.3,13-19; Lc 5,1-11; Mt 16,19-19); ci sono però anche delle differenze, la più evidente delle quali è che nei Sinottici Simone riceve il nome nuovo al culmine del ministero pubblico di Gesù.

Altro aspetto interessante da sottolineare è la sequenza dei titoli cristologici:

  1. Agnello di Dio (v. 36)
  2. Rabbì e Maestro (v. 39)
  3. Messia (v. 41)
  4. Colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti (v. 45)
  5. Figlio di Dio, re di Israele (v. 49)
  6. Figlio dell’Uomo (v. 51)

E’ una chiara introduzione mistagogica al mistero di Gesù fatta per i credenti e per i catecumeni; insieme a essi, anche i lettori sono introdotti, passo dopo passo, al mistero di Gesù. E’ dunque un chiaro invito al discepolato.

 

Primo giorno

 

Giovanni addita ai discepoli Gesù come “agnello”. In questo termine è presente tutta la soteriologia della comunità giovannea: Gesù infatti non è presentato tanto come Messia, ma piuttosto come Salvatore, che porterà a compimento la sua missione fino alla morte in croce. 

La risposta dei discepoli è il seguire nel senso letterale del termine e che ha per obiettivo certamente la conoscenza. 

La scena viene però rafforzata dal voltarsi di Gesù e dalla sua domanda: “Che cosa cercate?”. E’ presente soltanto nel QV. Essa racchiude tutta la teologia della chiamata alla fede. L’incontro con Gesù cioè non consiste nella accettazione di un messaggio che resta però sostanzialmente estraneo alla persona; al contrario, essa soddisfa i desideri più intimi dell’uomo. Questo è di fondamentale importanza e fa la differenza. 

La risposta dei discepoli è concreta e, come già accennato, tipicamente giovannea: rimanere (μένειν), nel senso di “dimorare (cfr Gv 1,14 e Gv 1,32).

Gesù a sua volta risponde alla scelta dei discepoli con un invito: “venite e vedete”. 

C’è dunque un “dimorare/rimanere” di Gesù (Gv 1,14) e un dimorare/rimanere” dei discepoli. 

 

Poi una annotazione temporale: “erano circa le 4 del pomeriggio”. Nel QV sono sempre segnate le ore della vita e della passione di Gesù. Ugualmente, sono segnate le ore che segnano una svolta nella vita dei discepoli.

 

Dei due che hanno udito la voce di Giovanni, è riportato solo il nome di Andrea. La tradizione ecclesiastica ha attribuito all’altro l’identità di Giovanni, fratello di Giacomo, a motivo del racconto parallelo dei Sinottici. La critica attuale non è più così certa; sicuro è il fatto che tale identità non è di fondamentale importanza ai fini della comprensione teologica del testo.

 

Interessanti invece sono le due identificazioni: Andrea con Gesù “il Messia, il Cristo” e Gesù con Simone “Cefa, Pietro”.

C’è da domandarsi come possa essere giunto Andrea alla conclusione che Gesù era il Messia subito al primo incontro, senza aver visto neppure un “segno”. Il fatto è che la prospettiva del QV è post-pasquale, quindi viene come riassunto tutto il percorso che porta Andrea a fare la sua confessione di fede. Questa è una caratteristica specifica del QV. Ugualmente specifica del QV è la nuova identità donata a Simone da subito. Questo a sottolineare che il focus non sta nell’opera o nella missione, bensì nella persona; il che è in linea con la centralità del verbo “rimanere”: stare con Gesù precede ogni attività al suo servizio.

 

Secondo giorno

 

La seconda sezione si apre con una indicazione temporale: “Il giorno dopo”, che rimanda al “terzo giorno” di Gv 2,1.

C’è uno schema molto simile al giorno precedente: lì Andrea incontra Gesù e lo comunica a Pietro, qui Filippo è chiamato da Gesù e lo comunica a Natanaele.

A differenza del primo giorno, nel secondo Gesù è al centro della scena, con una sovranità indiscussa.

Si narra che chiama Filippo, ma non si dice alcunché della reazione di quest’ultimo (lo si comprende certamente dai versetti successivi), per non distogliere l’attenzione dal focus.

Interessante l’annotazione geografica: Betsaida è il punto in cui il fiume giordano si immette nel lago di Genesaret, territorio governato da Erode Filippo, dunque zona sotto l’influenza ellenistica.

Filippo, Andrea e Pietro portavano difatti nomi greci.

Questo è molto importante per la comunità giovannea… e per il lettori del QV.

 

Segue poi il dialogo tra Filippo e Natanaele. Il primo presenta Gesù come “colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti”. Qui emerge tutta la prospettiva giovannea secondo la quale non sono dei passi specifici della Scrittura che si riferiscono a Gesù, ma l’intera Scrittura che, se letta e interpretata correttamente, dà testimonianza a Gesù.

All’annuncio di Filippo, Natanaele reagisce con un pregiudizio, che può essere fatto cadere solo con l’esperienza personale; al “venite e vedete” di Gesù (v. 39) c’è il “vieni e vedi” del discepolo (v.46).

 

Mentre Natanaele va verso Gesù, questi manifesta l’opinione che da di lui: “un israelita in cui non c’è falsità”. Questo versetto si accompagna ad altri in cui Gesù esprime un giudizio positivo su Israele. Ciò confuta l’errata affermazione del QV come un testo anti-giudaico; al contrario, “i Giudei” che si oppongono a Gesù, insieme ad alcuni capi, sono certamente membri del popolo ebraico, ma non coincidono affatto con l’intero Israele. 

 

Dopo un breve dialogo tra i due, Natanaele fa una esclamazione fondamentale: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!”. Tale doppio titolo sarà anche sulle labbra di Marta (Gv 11,27), ma soprattutto si trova al termine del QV, in Gv 20,31. Esso corrisponde al Credo della comunità giovannea. Natanaele esprime dunque da subito la visione di fede a cui i lettori del QV devono pervenire. Il fatto che Natanaele sia da subito nella pienezza della confesasione di fede testimonia ancora una volta come il QV sia stato scritto da una prospettiva post-pasquale.

 

Alla professione di fede di Natanaele Gesù risponde con una promessa. 

La narrazione della scala è riferimento evidente a quella di Giacobbe (cfr. Gen 28,12).

E’ interessante notare però la questione del “Figlio dell’uomo”. 
Nel QV ci sono tre categorie di testi al riguardo:

  • Il Figlio dell’uomo che viene dal cielo e al cielo ritorna (Gv 3,13; 6,62)
  • Il Figlio di Dio innalzato (Gv 3,14; 8,28; 12,34c)
  • Il Figlio di Dio glorificato (12,23; 13,31 ss)

Gv 1,51 appartiene alla prima categoria di testi.

E’ evidente anche l’influsso veterotestamentario, in cui si parla del “Servo di Dio”, innalzato e glorificato (Is 52,13), che il QV identifica con il Figlio dell’uomo.

 

Viene promessa la visione di “cose più grandi”. Il primo di questi segni è certamente quello delle nozze di Cana, che apre la rivelazione di Gesù e che porta i discepoli alla fede. La gloria si manifesta poi in Gv 11,14 e si approfondisce in Gv 13,31ss e Gv 17,24.

 

Conclusione

 

I discepoli trovano Gesù grazie alla testimonianza di altri discepoli, che prima di loro avevano trovato Gesù. Ma può essere rappresentata anche la sovranità di Gesù, che di sua iniziativa si avvicina a un uomo e lo invita a seguirlo (…) Qui si manifesta un elemento irrinunciabile delle vocazioni alla fede e alla sequela, che è presupposto anche negli altri racconti. Anche quando viene cercato dagli uomini, è Gesù a chiamare (…). Nel racconto delle vocazioni dei discepoli in Gv 1,35-51, resta fondamentale la domanda di Gesù ai primi due futuri discepoli: «Che cosa cercate?» (v.38). E’ evidente che per Gesù non è importante in primo luogo realizzare una sua richiesta, ma vuole occuparsi dei desideri più profondi degli uomini che incontra e che vuole chiamare alla sua sequela (…). Interessandosi del desiderio profondo dei suoi futuri discepoli, dà loro una nuova casa, dove «rimanere» con loro. Anche per questo le lettrici e i lettori del VG si sentono interpellati al di là dei tempi. A loro non viene imposta una nuova esistenza, ma in comunione con Gesù sono invitati a fare esperienza della soddisfazione dei loro più profondi desideri”. (J. Beutler)