Quello della Monaca di Monza è un argomento che “a prima vista”, può apparire un po’ “strano” o almeno “inusuale” per una proposta di un “cammino spirituale  e che, di conseguenza, a prima vista, può suscitare  anche qualche perplessità: la vita di Marianna De Leyva, ovvero sr. Virginia Maria, “la Signora”, la Gertrude di manzoniana memoria. Perché? Perché proprio le vicende della Monaca di Monza?  Sono domande più che legittime.

Il nome  racchiude un po’ l’essenza stessa della persona. Sapere il nome di qualcuno, per gli ebrei, significava conoscere la persona. Ma, viene da chiedersi, Marianna De Leyva “conosceva il nome” di Dio? Quale idea del suo sposo divino aveva sr Virginia Maria? Nasce da queste due semplici domande, sorte quasi per caso (e non disgiunte da una innata simpatia da sempre suscitata, in chi scrive, da questa figura di manzoniana memoria), la decisione di trattare questo tema. 

Presentiamo, allora, un “percorso a tappe”. Prendendo in considerazione alcuni aspetti della sua vita e della vicenda da lei vissuta, verrano delineate alcune tracce del cammino compiuto dalla Monaca di Monza, verso la conoscenza di Dio - del vero Dio - attraverso il suo cammino di conversione.

Premettiamo anche che, data la vastità e la delicatezza della materia (perché sono molte le cose che, in una ricerca approfondita, si potrebbero e dovrebbero dire sia sulla vita di Marianna De Leyva che sulla figura letteraria di Geltrude/Gertrude) e la profondità e l’insondabilità del “protagonista” di queste riflessioni (l’animo umano, che solo Dio può scrutare e conoscere realmente) non si pretende certo di aver compiuto un lavoro esaustivo o completo. 

Quelli proposti, volevano e vogliono solo  essere “brevi appunti di riflessione” a margine di una vita travagliata ed infelice, sfociata, però, alla fine, nella pacificazione e nell’abbandono in Dio.

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