La tradizione islamica sul Demonio è strettamente legata a quella giudaica e cristiana dalle quali attinge ampiamente riguardo alla figura del principe del male.
Come già abbiamo avuto modo di vedere, il credo musulmano si basa innanzitutto sul Corano e poi, in secondo luogo, sulla Hadith, cioè sulle tradizioni (sia orali che scritte) riguardanti la vita e le opere del Profeta.
Corano e Hadith presentano, oltre a molteplici affinità con il credo ebraico e cristiano (salvo averne poi “stravolte” le tesi per piegarle al credo islamico) di aver notevolmente risentito degli influssi della letteratura apocalittica e teologia rabbinica e patristica.
Il problema dell’esistenza del male e, di conseguenza, del Maligno, è uno dei temi fondamentali dell’Islam (come, d’altra parte, lo è anche per il Cristianesimo e il Giudaismo).
Partendo dalla tesi, fondamentale e imprescindibile, dell’unicità ed onnipotenza, di Allah il credo musulmano sostiene che anche il male viene da Dio poiché tutto avviene esclusivamente per Sua volontà e nulla può accadere senza che Egli lo voglia.
Sia il Corano che l’Hadith descrivono un mondo fondato sul determinismo: Allah conoscendo in anticipo ogni cosa, ha presente ogni dolore umano e ha potere su di esso. Per l’Islam la sofferenza è il castigo che Dio, misericordioso ma anche giusto, invia all’uomo per punirlo del male compiuto.
Poiché, però, anche i giusti soffrono pene e dolori, il Corano giustifica tale realtà come “prova” che Allah manda ai suoi fedeli per saggiarli e testare la loro fede, la loro sottomissione e il loro abbandono alla divina volontà.
Poiché l’Islam non tollera alcun dualismo (l’esistenza cioè di un principio del Bene –Dio- e di uno del Male –il diavolo- tra essi contrapposti) per il Corano, Allah, per un fine a Lui solo noto, “tollera” l’esistenza del Diavolo e lo “usa” per i suoi scopi.
In ogni caso, il diavolo non ha un esistenza sua propria: anch’esso è stato creato da Dio, è caduto per “permissione” divina, e sempre per permissione divina agisce nel mondo
Nel Corano il diavolo è definito, a seconda della circostanza, con due nomi differenti: Iblis e Shaytan. Entrambi i nomi attribuitigli sono “nomi propri”.
Iblis è usato nel testo cranico nove volte (delle quali ben sette in riferimento al suo decadere dalla grazia) ed è usato sempre e solo al singolare.
“Saytan” è un termine arabo di origine pagana e può significare “essere lontano da” oppure “nascere nella collera”. Sottinteso, si intuisce, è il riferimento a Dio: Saytian, perciò, è colui che “è lontano da Allah” ed “è nato nella collera”.
Shaytan compare più frequentemente di Iblis e solitamente è posto in correlazione all’opera di tentazione degli uomini compiuta dal diavolo. Probabile è anche che Maometto abbia usato tale parola rapportandola al termine ebraico “Satan” (= “oppositore”). Sempre secondo il Corano, Shaytan, in quanto ribelle a Dio, è anche il maledetto, il reietto e il lapidato.
Nel Corano è presente anche il termine “shayatin” (plurale di sayatan) usato per indicare i demoni, quegli spiriti celesti che seguirono il diavolo dopo la sua caduta e divennero, per questo, esseri
malvagi e ostili agli uomini.
Non è chiaro quale sia la natura originaria del diavolo. Alcuni protendono per la tesi secondo la quale egli era un angelo (cfr. Sura 2,30 ), altri lo ritengono, invece, appartenete ala categoria dei “Ginn”. (cfr. Sura XVIII, 50).
I Ginn, nella teologia cranica, sono spiriti che Allah ha creato traendoli dal fuoco; moralmente essi possono essere sia buoni che cattivi.
L’ordine del Signore da cui il diavolo “deviò” e a cui fa riferimento il Corano(Cfr. Sure XVIII, 50, )è quello dato agli angeli da Allah, quando Egli creò Adamo, di prostrarsi dinnanzi all’uomo che aveva appena plasmato. Tutti gli angeli obbedirono tranne Iblis.
Il rifiuto di aderire al comando di Dio opposto dal diavolo, il quale, essendo un essere fatto di fuoco, disprezzava l’uomo fatto di umile argilla, fu la causa della definitiva caduta di Iblis, poiché egli, per orgoglio, si era ribellato a Dio.
“In verità –si legge nel Corano- vi abbiamo creati, poi vi abbiamo plasmati poi abbiamo detto agli angeli : “prostratevi davanti ad Adamo!” E si prostrarono tutti eccetto Iblis che non si prostrò. Dio allora gli domandò: “Che cosa ti ha impedito di prostrarti quando te l’ho ordinato?” Iblis rispose “io sono migliore di lui: hai creato me di fuoco mentre hai creato lui di argilla”.”Via di qui” disse Dio “Qui non ti è lecito fare l’arrogante. Sarai un essere spregevole” “Dammi una dilazione” disse Iblis “fino al giorno in cui gli uomini saranno resuscitati”. “Ebbene ti sia accordata” Iblis aggiunse: “Poiché tu mi hai fatto errare, insidierò gli uomini sul tuo retto sentiero, poi li assalirò davanti e di dietro, a destra e a sinistra, e vedrai che la maggior parte di loro non ti saranno riconoscenti” Ma Dio ordinò: “ Esci di qui abietto e reietto! Quanto a chi ti segue riempirò l’inferno con tutti voi” (Sura 7, 14-18)
A testimonianza dell’importanza attribuita dall’Islam alla caduta di Iblis dalla Grazia divina e delle conseguenze che essa causò per l’intera umanità, sta il fatto che tale episodio viene riportato, nel Corano, ben sette volte (cfr. Sure 22,37; 7,13;15,34; 17,61;18,,50; 38,77) ed ogni volta esso è posto in correlazione non solo con l’ordine dato da Dio agli angeli (cui il diavolo si ribellò) ma anche con la richiesta formulata da Iblis a Dio di poter ottenere una “dilazione temporale” prima di essere scagliato da Dio nell’inferno, per poter tentare gli uomini fino alla fine del mondo. “Satana li tentò per mostrare ad essi le loro nudità che erano nascoste ai loro occhi e disse: “Il vostro Signore vi ha impedito di avvicinarvi a quest’albero solo per paura che diventiate angeli o immortali”. E giurò loro: “Io si che vi do buoni consigli!” E così li sedusse con inganno”. (Sura 7, 20-22”)
La Sura XXVI, 95, inoltre, parla delle “armate di Iblis” , cioè di quegli angeli che seguirono il diavolo, ribellandosi anch?essi a Dio, e lo aiutano ed affiancano nella sua opera di tentatore.
Per questo motivo non è, dunque, chiaro se il diavolo, prima della caduta, fosse un angelo o un semplice Ginn.
Secondo alcuni il nome Shaytan viene dato diavolo dopo la sua ribellione.
Per altri, invece, la distinzione di nome usata dal Corano nel riferirsi al diavolo va attribuita al duplice rapporto che egli ha con Dio (e in questo caso il Corano gli attribuirebbe il nome di “Iblis” ) e con gli uomini (e in tal caso sarebbe identificato come Shaytan ).
È indubbio, comunque, che tanto “Iblis” quanto “Shaytan” indicano il demonio nel suo essere una creatura maledetta da Dio e malvagia.
I vari racconti coranici che trattano la caduta di lblis seguono la tesi patristica di S. lreneo secondo cui il diavolo decadde a causa della sua invidia nei confronti dell’uomo e dell’amicizia che quest’ultimo aveva con Dio. Viene scartata invece, dal credo islamico, la teoria, affermatasi in un secondo tempo all’interno della Chiesa, secondo la quale la caduta del diavolo fu dovuta al suo orgoglio e alla sua invidia verso Dio stesso: per i musulmani, infatti, è inconcepibile, e quindi inaccettabile, che qualsivoglia creatura possa osare invidiare la divinità infinita ed onnipotente di Dio.
Tutto, ovvero sia la caduta di lblis che la tentazione di Adamo, ha luogo nel cielo.
Dio, dopo che lblis aveva rifiutato di venerare Adamo, lo aveva scacciato dal cielo dicendogli:"Esci di qui, che sei maledetto! E resti su di te la Mia maledizione fino al dì del giudizio!”(Sura XXXVIII 77) Ma Iblis –come leggiamo nella stessa Sura- non si diede per vinto e chiese a Dio una “proroga”: Signore! Fammi attendere fino al giorno in cui gli uomini saran risuscitati a vita! Rispose il Signore: Ti sia concessa dilazione fino al dì del convegno fissato. E disse Iblis:Per la Tua potenza io tutti li sedurrò salvo quelli di loro che sono i Tuoi servi puri! »
Dio, dunque concede a Satana la facoltà di tentare gli uomini e di condurre a rovina tutti coloro che cederanno alle sue lusinghe.Su quelli che però amano Dio il Diavolo non ha alcun potere. Allah, infatti, così termina il colloquio con Iblis: “Riempirò la Gehenna di te e di quelli di loro I che ti seguiranno, tutti assieme!”(sura XXXVIII, 77-85); “Ma sui Miei servi non avrai potere”» (sura XVII, 65).
Prima di lasciare il cielo, il diavolo, ha così la possibilità di tentare jAdamo ed Eva.
Travestendosi da “consigliere sincero” il Demonio convinse i progenitori a mangiare dell’albero proibito e,così, attraverso questo inganno decretò la loro perdizione.
In seguito a quanto accaduto, Dio ordinò a Satana e ai primi uomini di lasciare il Paradiso (Cfr. Sure Il, 35-36; VII, 19-31; xx, 117-121). Da allora Satana si aggira per il mondo e fino alla fine dei tempi ha la possibilità e il permesso di Dio di tentare l’umanità e sedurla.
Come nella tradizione cristiana, il Diavolo ci spinge ad, ogni tipo di vizio e azione contraria alla Legge di Dio. E per far ciò usa ogni mezzo: la paura, la lusinga o il terrore. Tutto al fine di sottometterci al suo potere: la sua perfidia è senza limiti; e alla fine egli abbandona i suoi seguaci alla perdizione:
Egli, recita il Corano, è il nostro “nemico irriducibile”. Tuttavia l’uomo conserva sempre il libero arbitrio: “Non avevo altro potere su di voi, -dice il diavolo nel Corano- che quello di chiamarvi, e voi m'avete risposto. Ora non biasimate me, ma biasimate voi stessi” (Sura XIV, 22).Nessuno può dunque giustificarsi dicendo che il Diavolo lo ha costretto a peccare, dato che il Diavolo ha solamente il potere di tentare ma non quello di far cadere.
Per poter vincere gli assalti del demonio, l’Islam evidenzia l’importanza di non riporre la propria fiducia nelle proprie forze ma solo nell’aiuto e nella misericordia di Dio, mediante la preghiera e l’obbedienza ai dettami coranici
Questo è quanto il Corano dice sulla figura del Dìavolo, e su ciò si fonda la tradizione islamica.