Alexandr Ivanovič Žadanovskij nasce il 6 marzo 1874 a Čuguev, cittadina del governatorato di Char’kov; suo padre è sacerdote, parroco della chiesa della Natività della Vergine. La famiglia è numerosa (5 fratelli) e molto unita. All’età di 14 anni entra nel seminario di Char’kov, ove conclude brillantemente gli studi nel 1894; subito inizia a insegnare presso la scuola parrocchiale di Osinovka, sempre nella diocesi di Char’kov. Nella primavera del 1896 viene trasferito al seminario di Sumy con l’incarico di prefetto e di precettore. Sono questi anni di ricerca interiore circa la propria vocazione: da una parte infatti si sente fortemente attratto dalla vita monastica, dall’altro desidera servire la Chiesa e il popolo di Dio in un contesto di parrocchia. E’ di questi tempi il viaggio, con la sua famiglia d’origine, alla Lavra delle Grotte di Kiev: il pellegrinaggio in questo monastero, la conoscenza da vicino dei monaci, la partecipazione alla Divina Liturgia gli rapiscono il cuore. All’improvviso però il padre si ammala gravemente e i familiari lo pressano a prendere il posto del padre come sacerdote diocesano. Incerto, decide di rivolgersi a Ioann di Kronštadt, sacerdote di profonda spiritualità e dotato di doni di chiaroveggenza [canonizzato dal Patriarcato di Mosca nel 1990]: la volontà di Dio si mostra con chiarezza e Aleksandr si decide per la vita monastica.Nella primavera del 1898 presenta al vescovo Amvrosij Ključarev la richiesta di essere ammesso in monastero. Nell’attesa di fare il suo ingresso, visita la Lavra della Trinità di San Sergio, la Lavra di Sant’Aleksandr Nevskij a Pietroburgo e il monastero di Valaam. Il 17 luglio 1899 pronuncia i voti monastici con il nome di Arsenij nell’eremo della Dormizione “alla Santa Montagna” nella diocesi di Char’kov. Dopo pochi giorni, con la benedizione del vescovo Amvrosij, Arsenij entra nella Accademia teologica di Mosca, situata nella Lavra della Trinità di San Sergio a Sergiev Posad. Non gli è semplice conciliare la vita di studente con la vocazione monastica, ma alla Lavra San Sergio c’è ampio spazio per la vita liturgica e questo lo solleva.  Intorno alla Lavra inoltre vi è un gran numero di eremi abitati da monaci e starcy di intensa spiritualità, quindi Arsenij ne approfitta per approfondire l’esperienza monastica. Di temperamento solitario, incline al silenzio e alla preghiera contemplativa, sembra lontano dalle tragedie che all’inizio del XX secolo sconvolgono la Russia e l’intera Europa; in realtà il mondo penetra nel cuore di Arsenij, ma passando attraverso l’amore di Cristo. A testimonianza di quanto detto, un breve stralcio dai suoi scritti: 

“ Che bellezza, che intimità quando in una stanza ardono le lampade davanti alle icone: ebbene, la stessa cosa sarà la terra russa, finché in essa brilleranno, per gli uomini che vagano nel pelago della vita, i ceri viventi dei santi monasteri, che non ardono alimentati dall’olio materiale bensì dalla preghiera e dalla penitenza dei loro abitanti!”.

 

Il 9 maggio 1902 viene ordinato sacerdote. Termina gli studi con una tesi di dottorato sui “discorsi di Macario d’Egitto”, assai apprezzata dal Comitato Scientifico. Dal settembre 1903 al marzo 1904 è economo del monastero del Miracolo nel Cremlino di Mosca; il 24 marzo 1904 viene nominato archimandrita sempre di questo monastero moscovita. Sotto la sua guida il monastero diventa uno dei centri principali della cultura cristiana a Mosca e in tutta la Russia; svolge attività pastorale e pubblica testi teologici; sua prima cura è però elevare spiritualmente la comunità, recuperando il rigore e la bellezza della antica vita monastica. Tiene rapporti di stretta amicizia spirituale con Ioann di Kronštadt, con il metropolita Makarij Nevskij di Mosca, gli starcy German e Aleksij dell’eremo di Zosima, con il vescovo Serafim Zvezdinskij, con la monaca Famar’ Mardžanova e con i parroci di Mosca Aleksij Mečëv  e Nicolaj Smirnov; queste relazioni lo aiutano a maturare spiritualmente , tanto da essere ritenuto confessore e starec molto autorevole.

L’8 luglio 1914, all’interno della chiesa del monastero del Miracolo, Arsenij viene nominato vescovo di Serpuchov e ausiliare della diocesi di Mosca, pur restando superiore del monastero.

La sua vita di preghiera e di ascesi è molto intensa; noti sono i suoi doni di chiaroveggenza e di discernimento. Questo dentro un ritmo di lavoro assai intenso, perché, come vescovo, viene nominato sovrintendente all’insegnamento della religione negli istituti di istruzione media di Mosca, presidente della Fraternità missionaria del santo metropolita Pëtr, del Circolo filosofico-religioso studentesco, nonché del Comitato per la pastorale popolare extra-liturgica.

Ottobre 1917, avvenimenti rivoluzionari.

4 luglio 1918: i soldati sparano alle croci del monastero del Miracolo.

13 luglio 1918: il vescovo Arsenij è costretto ad abbandonare per sempre le mura del monastero, che in agosto viene chiuso.

Scrive Arsenij: 

“Ora il Cremlino è chiuso e le reliquie dei santi al suo interno sono inaccessibili. Ma ognuno di noi ha un proprio Cremlino, il Cremlino della nostra anima, santificato e innalzato dall’energia divina”.

 

Trasferitosi dapprima all’eremo di Zosima, poi a quello della Madre di Dio del Segno di San Serafim di Sarov, nei pressi di Mosca, insieme al vescovo Serafim, vi resta fino alla fine del 1919 in condizione quasi eremitica, mentre infuria la guerra civile.

Tra il 1919 e il 1023 cerca di proseguire il suo ministero episcopale a Serpuchov, ma dalla metà del 1923 guidare la diocesi diventa impossibile: quasi tutte le chiese infatti vengono consegnate  a sacerdoti del partito degli “innovatori” ed egli stesso viene esautorato dalla direzione ecclesiastica del vicariato di Serpuchov. Si porta nel villaggio di Kuz’menki, nella casa del parroco. Il monastero della madre di Dio del Segno  viene chiuso e le monache scacciate. 

Nel marzo 1926 un provvedimento amministrativo gli ingiunge di trasferirsi al confino nella regione di Nižnij Novgorod: il potere infatti non si rassegna all’idea che un vescovo così amato e famoso continui a risiedere nel governatorato di Mosca... 

Terminato l’anno di confino vissuto nel monastero di San Serafim a Ponetaevka, si stabilisce a Perchuškovo, località di villeggiatura vicina a Mosca. Anche qui, come nei luoghi precedenti, i suoi figli spirituali lo vanno a trovare per continuare a ricevere da lui insegnamento e guida.

La Chiesa, a motivo dell’accordo stipulato dal metropolita Sergij con il governo bolscevico, viene attraversato da una profonda crisi di divisione: alcuni condividono infatti il tentativo di Sergij di “salvare quello che si riesce” scendendo a patti con il governo, altri invece optano per un atteggiamento irriducibile , libero da ogni compromesso. Sia Arsenij sia Serafim optano per questa seconda posizione, ma mentre Serafim partecipa attivamente alla lotta intestina della Chiesa, Arsenij no. Agli occhi della GPU la cosa però non è molto diversa: grazie a una vasta rete di “collaboratori volontari”, verso la fine del 1928, ma soprattutto tra il marzo e l’ottobre 1929, mette in atto arresti di massa per un totale di circa 5000 ecclesiastici; in realtà per il regime è solo questione di tempo: nelle purghe del 1937-1938 infatti ci saranno ecclesiastici oppositori al regime insieme a clero e fedeli fedeli al governo.

Per Arsenij l’ora dell’arresto scocca nel 1931; viene liberato due mesi dopo e si stabilisce a Serpuchov: i suoi fedeli e i suoi figli spirituali necessitano più che mai di sostegno e del conforto dei sacramenti. All’appello molti però mancano a causa degli arresti di massa. 

Il 21 aprile 1932 Arsenij viene di nuovo arrestato; l’accusa è sempre la stessa: partecipazione alla organizzazione che ha per fine rovesciare il potere sovietico e restaurare la monarchia.  Viene redatto un atto di accusa, deliberato il 7 luglio 1932. La condanna è a tre anni di campo di concentramento; non si riesce però a provare il legame con la presunta organizzazione, quindi Arsenij viene liberato col divieto di risiedere nei centri amministrativi. Torna così a risiedere a Perchuškovo, ove conduce vita ritirata, ma sempre in contatto con i suoi figli spirituali.

Il terzo arresto arriva nel maggio  1933, con rilascio con la condizionale in agosto. 

La vita dei vescovi e dei sacerdoti è ormai catacombale: le celebrazioni , l’amministrazione dei sacramenti e persino le ordinazioni sacerdotali sono in appartamenti privati.

Dall’autunno 1933 all’aprile 1937 Arsenij abita nel villaggio di Kotel’niki, in provincia di Mosca: come sempre, conduce vita solitaria  e riceve innumerevoli visite da chi desidera un suo consiglio o conforto spirituale.

14 aprile 1937: nuovo arresto, insieme con alcuni suoi figli spirituali. Viene rinchiuso nella prigione Butyrki, a Mosca.

Il 26 settembre 1937 la trojka dell’NKVD della provincia di Mosca lo condanna alla fucilazione eseguita il giorno successivo, giorno in cui la Chiesa Ortodossa celebra l’Esaltazione della Croce.

Il vescovo Arsenij, tutti i sacerdoti, le monache e i laici arrestati insieme a lui vengono fucilati a Butovo, in un poligono dell’NKVD, a 30 km da Mosca. Arsenij, una delle 70mila vittime fucilate e seppellite nelle fosse comuni a Butovo nel 1937-1938. 

 

“La Chiesa ortodossa ha subito più di una volta persecuzioni ed è sempre risorta: così anche questo periodo, che la Chiesa sta vivendo sotto il potere sovietico, dovrà mutare. Le chiese saranno ricostruite e riapriranno i monasteri, il potere sovietico verrà rovesciato dal popolo e a governare il paese saranno i credenti, fedeli alla Chiesa ortodossa”.